Politica

Manifesti per B. e in Campania la “denuncia” si allarga ai suoi rappresentanti sul territorio

Cartelloni per denunciare la campagna mediatica e giudiziaria contro il Cavaliere. Capita a Milano, mentre a Napoli la protesta si allarga agli stessi berluscones coinvolti in indagini penali

Napoli come Milano. Unite nel denunciare l’aggressione giudiziaria che sta subendo Silvio Berlusconi. Nella città partenopea l’iniziativa è firmata da Dario Cigliano, consigliere comunale e provinciale del Pdl. Proprio qualche giorno fa è stato destinatario di una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta originata dopo i raid a Enerambiente, la società che gestiva la raccolta dei rifiuti a Napoli. Un’inchiesta che vede coinvolto anche Pasquale Losa, assessore al personale del comune di Napoli

Insomma, il punto è identica, ma la chiave diversa. La procura partenopea è impegnata da tempo in diverse inchieste per smascherare coperture e responsabilità diffuse dietro l’eterna emergenza rifiuti che ha devastato la regione Campania, sia a livello ambientale che economico. Ora la procura diventa oggetto di un duro j’accuse politico, insomma la campagna contro le toghe si allarga e arriva a Napoli.

In questi giorni il capoluogo partenopeo è tappezzato di manifesti e volantini del Pdl. A firmarli proprio quel Dario Cigliano, consigliere provinciale e comunale del Pdl, vicino al coordinatore regionale Nicola Cosentino, indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Il titolo del manifesto è inequivocabile: “Contro la persecuzione giudiziaria ai danni del presidente Berlusconi”, un’aggressione giudiziaria che prende corpo a Milano e a Napoli, non solo contro il primo ministro ma anche, recita il manifesto, “i suoi rappresentanti sul territorio”. Cigliano, in vista delle amministrative nel capoluogo partenopeo, annuncia l’inizio di “una campagna di sensibilizzazione del popolo napoletano perché sappia leggere il disegno politico e antidemocratico che prevedibilmente si accentuerà”.

Su ordine della Procura della Repubblica di Napoli, agenti della guardia di finanza e della Digos, hanno eseguito diversi decreti di perquisizione, nell’ambito dell’inchiesta avviata dopo la devastazione, nel settembre scorso, delle strutture e dei mezzi di Enerambiente Spa che per conto di Asia, la società in house del comune di Napoli, gestiva una parte del servizio di raccolta dei rifiuti nella città partenopea. Le perquisizioni hanno riguardato la sede veneziana e napoletana di Enerambiente, quella di Asia e anche le abitazioni proprio del consigliere Dario Cigliano, del fratello Corrado, di Stefano Gavioli e Pasquale Losa, coinvolti a vario titolo, nell’indagine.

Losa è assessore al personale della giunta Iervolino ed ex presidente di Asia. Venuto a conoscenza dell’indagine a suo carico ha rassegnato le sue dimissioni, respinte dal sindaco. Corrado Cigliano , fino al settembre scorso, era capocantiere di Enerambiente a Napoli. Della Cigliano’s band il fattoquotidiano.it si era già occupato, ricordando anche il ruolo del padre Antonio nella privatizzazione della nettezza urbana a Napoli ad inizio anni ’90. A Corrado Cigliano si attribuisce un ruolo nell’affidamento di un subappalto alla cooperativa Davideco i cui soci e il presidente, nel gennaio scorso, sono stati arrestati. La Procura li ritiene responsabili della devastazione dei camion di Enerambiente. Ora emergono nuovi particolari nella gestione dei rifiuti a Napoli che riguardano la correttezza delle condizioni contrattuali imposte ad Asia e puntano sulle assunzioni ‘pilotate’.

Le indagini avrebbero, infatti, accertato che “il ricorso al lavoro interinale di soci di alcune cooperative (San Marco e poi Nuove frontiere e Davideco) per la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani nella città di Napoli, appaltato da Asia ad Enerambiente era funzionale alla imposizione di assunzioni clientelari di personale interinale (su segnalazione di politici, sindacalisti e funzionari di Asia) e a dazioni illecite’. Insomma, dietro la catena di subappalti nella gestione rifiuti ci sarebbe la solita rete di clientela, sprechi e compensi.Ma il problema a Milano come a Napoli sono le toghe e le aggressioni giudiziarie.