Mondo

Caso Battisti, adesso anche l’Unione <br/> europea ne chiede l’estradizione

A Strasburgo è stata votata una risoluzione per riportare in italia il terrorista accusato di vari omicidi. A seguire c'è stata una conferenza stampa delle vittime

STRASBURGO – Il caso di Cesare Battisti entra nelle stanze dell’Unione europea. Con la risoluzione votata oggi a grandissima maggioranza dal Parlamento europeo, a volere l’estradizione del terrorista rifugiato in Brasile non è più solo l’Italia. Per questo a Strasburgo sono venuti i parenti stessi delle vittime di Battisti e hanno partecipato a una conferenza stampa organizzata da tutti i capo delegazione dei partiti italiani (Pdl, Pd, Idv, Udc, Lega).

Nella risoluzione si chiede al Brasile di “esercitare il diritto-dovere di dar seguito alla richiesta di estradizione di Battisti”, riconoscendo “il rispetto della legalità e dell’indipendenza del potere giudiziario” sul quale, per una volta, sono tutti d’accordo. A sfilarsi dal voto solo la Sinistra unita del Gue, che ha posto obiezioni per la procedura d’urgenza, e i Verdi, che mettono in dubbio “l’interferenza dell’Ue nei procedimenti giudiziari tutt’ora in corso presso la Suprema Corte del Brasile”. Sta di fatto che gli eurodeputati italiani, uniti come non mai, hanno spostato sul loro piatto della bilancia l’intera Europa, dall’altra parte Rio de Janeiro e la neo eletta presidentessa Dilma Rousseff.

Ma i veri protagonisti sono stati i parenti delle vittime di Cesare Battisti di fronte ai quali, nella conferenza stampa, gli eurodeputati hanno preferito tacere. Alessandro Santoro (figlio di Antonio Santoro maresciallo della Polizia penitenziaria ucciso a Udine), Alberto Torregiani (figlio di Pierluigi Torregiani, il gioiellerie ucciso il 16 febbraio 1979 a Milano), Adriano Sabbadin (figlio di Lino Sabbadin, il macellaio ucciso il 16 febbraio 1979 a Mestre) e Maurizio Campagna (fratello di Andrea Campagna, agente della Digos ucciso il 19 aprile 1979 a Milano). Pesanti le loro parole: “Per noi è opportuno dire solo che ricordiamo, che non possiamo non ricordare. Ricordiamo lo stillicidio quotidiano di attentati contro cittadini inermi, colpiti, feriti, uccisi mentre andavano al lavoro. Noi, cittadini italiani prima che familiari delle vittime, ricordiamo. E la tenacia di questo ricordo rende impossibile ogni liquidazione morale delle vicende di allora”. Qualcuno ha parlato di perdono, ma non è facile. Ma secondo Torregiani “il perdono richiede l’accettazione delle pena e non deve essere un bonus per il carnefice”. Parole che si prestano a interpretazioni diverse.

Fatto sta che il “carnefice”, ribattezzato nella conferenza stampa “delinquente” e non “terrorista”, ha visto stringersi contro di se quasi l’intera Aula di Strasburgo, che si appella nel testo adottato al “partenariato tra Unione europea e Repubblica federativa del Brasile” e invita l’Alto Rappresentante Ue per la Politica estera, Catherine Ashton, a “condurre un dialogo con il Brasile ed assicurare che le decisioni adottate siano conformi ai principi basilari dell’Unione europea”. Ma non sarà facile visto che Lady Ashton ha dichiarato che la questione è tutta italo-brasiliana. “Troppo facile – secondo Niccolò Rinaldi (IdV) – se è vero che il nostro Paese fa di tutto per screditarsi nel mondo e ormai prende schiaffi in faccia da tutti. E’ certo il Brasile mai si sarebbe permesso di rifiutare un’estradizione sancita da un accordo alla Germania o alla Spagna”. D’altronde il testo così approvato, anche se senza valore legislativo, costituisce un chiaro segnale politico dell’Ue e una pressione nei confronti dell’Alta Corte brasiliana che dovrebbe riesaminare il caso entro i primi di febbraio.

Intanto da oltre oceano il senatore laburista Eduardo Suplicy, tra i più forti oppositori all’estradizione, invita i parenti delle vittime ad andare in Brasile per parlare direttamente con Battisti. “Semmai dovessimo farlo non andremo certo per lui, bensì per parlare con il popolo brasiliano” è la risposta. Stando alle critiche della stampa nazionale brasiliana, proprio la maggior parte del popolo brasiliano sembra non condividere la decisione dell’ex presidente Lula. A far sentire la loro voce, le comunità italiane in Brasile, discendenti diretti delle migliaia di italiani che nel secolo scorso hanno solcato l’oceano in cerca di fortuna. Già un anno fa era partita tra gli italo-brasiliani una petizione, firmata oggi da 5000 oriundi, per chiedere al Presidente brasiliano uscente Lula di consegnare Battisti alla giustizia italiana.