Politica

Gli arresti preventivi e il gelo di Nanni Moretti

Non sarà un buon Natale per l’Italia. Il capogruppo al Senato del partito di maggioranza relativa, Maurizio Gasparri, chiede arresti preventivi non si capisce bene di chi. Lui fa riferimento “a centri sociali”, “nomi ben noti città per città”. Il pericolo è che, superata la sfiducia con l’accatto dei meravigliosi transfughi alla Scilipoti, questo governo alzi ancora il livello di indecenza e sfascismo, almeno finché riuscirà a restare in piedi.

Dall’altra parte l’immagine dell’opposizione è sempre più devastata dai “potrei ma non voglio…”, dai distinguo, dalle mezze misure. Appena pare funzioni qualcosa, indubbio il successo della manifestazione Pd dell’11 dicembre, riscaldata anche da un ottimo discorso di “sinistra” del segretario Pier Luigi Bersani, subito c’è una fuga verso l’amor di sconfitta. Basta primarie, guardiamo all’Udc, ci giriamo all’indietro, piroettiamo fino a Fini, aspettiamo fermi. Nel frattempo l’elettorato di sinistra non ci capisce più nulla, mentre il fantomatico Centro probabilmente a Casini pensa poco e si prepara ad abbracciare la prossima nuova idea di marketing del Caimano: “Avanti Italia!”.

“E’ stata una serata inutile, con questi dirigenti non vinceremo mai”. Febbraio 2002. Oggi in un bar di Roma Nanni Moretti, infreddolito, chiede se può chiudere le porte, troppo gelo. E niente è cambiato, se non in peggio.