Cultura

Se l’Italia ispira la Disney

II consiglio comunale di Paperopoli ha i conti in rosso. Gli assessori, cui la fantasia non fa difetto, decidono di indire una lotteria cui sicuramente tutti i paperopolesi aderiranno: “Diventa sindaco per una settimana”. Il primo cittadino in carica prima s’indigna (“inaudito, una lotteria per eleggere il sindaco”), poi si lascia convincere: un dollaro a biglietto. “Nessun rischio”, gli dicono, “egli potrà applicare solo le leggi già esistenti”. Parte la lotteria, i paperopolesi non si sottraggono al fascino del potere seppur temporaneo e i biglietti vanno a ruba. Ognuno ha in mente qualcosa da fare per migliorare la vita comune.  Siccome il destino ci vede benissimo (e gli sceneggiatori abitano in Italia), il numero fortunato tocca al Nonno dei Bassotti. Un assessore dice: “Impossibile, i pregiudicati non possono accedere a cariche pubbliche (!!!)”. Ma il Nonno è stato graziato e ha pure un certificato di buona condotta.

Inizia così la settimana municipale di B., la cui missione, naturalmente,  è depredare lo storico avversario zio Paperone. Non c’è bisogno di nuove norme, bastano quelle vecchie rimaneggiate. Cominciano  prelievi dal mitico deposito, con conseguente  fiume di lacrime dell’avarastro. Che alla fine, esasperato, intima al sindaco di “far tornare la legalità”. Ma sono preghiere vane. Cosa fa capitolare il neosindaco pregiudicato? I cittadini, furiosi perché a forza di manipolare e manomettere burocrazia e leggi, salta il sistema dell’anagrafe. E inferociti, iniziano a protestare con arie tutt’altro che pacifiche.  La banda Bassotti viene cacciata, tutto torna a posto (salvo per il “povero” Paperone che qualche sacco di dollari ci smena sempre).

Non me la sono inventata,  è una vera (e recentissima) storia Disney. Che fa sorridere per cortocircuiti e attualità. Però almeno questo sindaco famoso per non essere proprio un fulgido esempio di onestà è stato sorteggiato. Non come direbbe qualcuno, eletto dal popolo. E perciò ci sta che per una settimana tutto vada al contrario: cioè che la cosa pubblica sia amministrata per un fine diverso dal bene comune. Sono i paperopolesi però che, quando cominciano ad accorgersi che le cose non vanno, si mettono per traverso. Questo mettersi per traverso è consentito, nel fumetto. Tanto che il sindaco vero, quello in stand by, molla la canna da pesca e torna a fare il suo mestiere immediatamente.

La parola sottratta ai tanti italiani (il cui voto è continuamente invocato come legittimazione dai nostri attuali governanti) ha avuto in questi giorni bisogno di essere urlata. Non dirò qui che “la violenza va condannata senza se e senza ma” perché vabbè che repetita iuvant, ma pure a quello (e alla retorica che ci sta dietro) c’è un limite. Però l’Italia come Stato non è di nessuno, se non dei suoi cittadini. Quindi nessuno si stanchi di urlare le ingiustizie e le necessità a chi ha il dovere (non il potere) di ascoltare. Sperando che la prossima volta  in cui si andrà al voto, ci venga dato uno strumento che assomiglia un po’ meno alla lotteria di Paperopoli. E che allora si possa scegliere, davvero. Come strilla Paperone: “Bisogna ripristinare immediatamente la legalità”. Lo dicono perfino i fumetti.