Politica

Sei deputati in cerca di Arcore

Il Partito radicale e il PdL hanno una matrice comune. Sono entrambi raggruppamenti politici dominati da una figura pseudo-carismatica, che, ispirandosi al film dei fratelli Taviani (Palma d’Oro nel 1977), molti si spingono a chiamare un Padre padrone.

Sarà per questa comune caratteristica che personaggi politici dall’illustre pedigree radicale non fanno fatica a trovare collocazioni di primo piano tra i prati ben curati della villa di Arcore: Capezzone, Stracquadanio, ma anche Taradash, Calderisi, Della Vedova (che adesso ha volto la prora verso altri lidi). Insomma il confine tra radicali e berlusconiani è sempre stato molto poroso. Con il voto di fiducia del 14 dicembre si potrebbe addirittura sbriciolare.

Il Segretario Radicale Staderini ha pubblicato su questo sito, il 7 dicembre, un post con l’intenzione, dichiarata, sin dall’inizio, di fornire la risposta a due domande: “Che stanno combinando Pannella e i Radicali? Mica si venderanno a Berlusconi?”. Confesso di non aver capito le risposte, perché mi perdo nei labirinti della logica sottostante a una frase siffatta: “La verità è che non ci basta mandare a casa Berlusconi. Ma ciò non significa che non lo manderemo a casa, possibilmente insieme a questi partiti che si rubano finanziamenti pubblici e democrazia”. Né ho acquisito la sottigliezza per comprendere a chi si riferisca o cosa significhi la perentoria affermazione: “Sono proprio le opposizioni della ‘responsabilità’ a rafforzare il berlusconismo”. Esistono opposizioni della “irresponsabilità” che invece indeboliscono il berlusconismo? Il post non fornisce lumi sull’arcano.

Ma senza lasciarsi prendere la mano dall’ironia e ignorando le convoluzioni linguistiche e le illazioni sulle contropartite politiche (vedremo Berlusconi fumarsi spinelli per protestare contro il proibizionismo? O Formigoni inneggiare alla 194? Magari Bossi accogliere i clandestini a Pantelleria?) apprendiamo che l’obiettivo dei radicali “è interrompere le stragi di legalità e di popolo che si ripetono da decenni nel nostro Paese”. Quindi per ogni persona di buon senso ne deriva, tanto per fare il solito esempio banale, che è imprescindibile mantenere Alfano al Ministero delle Leggi ad Personam in modo che le suddette stragi si interrompano d’incanto. E che i mafiosi (o gli Eroi se si preferisce) non siedano in Parlamento. E che nessuno si freghi più delle istituzioni. O freghi tout court. Insomma una sporca (mezza) dozzina (oggi sono in vena di citazioni cinematografiche) ci schiuderà l’accesso al nirvana della legalità.

Mi incuriosiscono anche alcuni aspetti più banali, che qualche anima candida potrebbe collegare al concetto di coerenza, una volta scrostata la patina degli slogan un po’ vacui (“impopolari per non essere antipopolari”). Alle elezioni dello scorso aprile si è candidata alla carica di Governatore del Lazio una certa Emma Bonino, di cui Staderini avrà sentitito parlare, in alternativa a Renata Polverini del PdL. Se i parlamentari radicali voteranno la fiducia al governo Berlusconi, ne conseguirà che la Vice-Presidente del Senato si andrà ad intruppare con la Polverini? O si aggiusterà a fare l’opposizione della responsabilità per rafforzarla? Oppure assisteremo allo spettacolo di un partito Radicale col piede destro, pro-Berlusconi, nella scarpa del governo e quello sinistro, anti-Berlusconi, nella pantofola della Regione Lazio? E come la mettiamo con tutte le accuse a Formigoni sulle illegalità nelle elezioni lombarde (che anche Staderini ricorda en passant)? Saranno messe in salamoia in nome della real politik pannelliana? E si troveranno a loro agio i parlamentari radicali a votare insieme a chi definì assassino Beppino Englaro? Radio Radicale diventerà la prima rete radiofonica Mediaset?

Nel film dei Taviani, ambientato nella Sardegna degli anni quaranta, il protagonista imparava dal padre due cose: a pascolare le pecore e a infliggersi un taglio sulla bocca con un coltello a serramanico per districarsi da situazioni incresciose, per esempio quando non sapeva come rispondere a una domanda. Nella Roma degli anni dieci i figli (spirituali) del Patriarca, di pastorizia hanno imparato poco, anzi sono diventati indistinguibili dal gregge. Ma forse un coltello a serramanico converrebbe sempre portarlo nella bisaccia. Potrà tornare utile di fronte alle domande degli elettori inferociti il 15 pv.