Politica

D’Alema non è Picasso

Oggi ho ascoltato in televisione il “rottamatore” Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, al programma dell’Annuziata. Propone un cambiamento generazionale ai vertici del Pd e, in generale, della politica. Per vent’anni gli attuali leader hanno tentato, e solo in minima parte ci sono riusciti. Lasciamo spazio ai trentenni e ai quarantenni, come avviene in ogni parte del mondo. Proposta del tutto condivisibile.

Angelo Rovati, consigliere e amico di Prodi, gli ha obiettato che l’età non vuole dire molto, che Picasso ha dipinto fino a novant’anni e dunque non tutto il vecchio va rottamato. Se fossi stato Renzi avrei commentato che D’Alema non è Picasso, e che potremmo sopravvivere a un suo auspicabile ritiro.

Renzi è giovane, sveglio, sa comunicare, sembra sereno e motivato, invoca le primarie come chiunque sia ragionevolmente sicuro di sé. Leggerò quello che scrive e che dichiara per farmi un’opinione. Se mi convincesse lo voterei.

Credo stia per esserci una convention di chi lo sostiene, il 5-6-7 novembre, “per parlare dell’Italia, più che del Pd”. Ottima iniziativa e giusto argomento. Dio sa quanto ce n’è bisogno.

Nella trasmissione, tuttavia, è mancato qualunque riferimento a ciò che mi sta a cuore, che consiglio di tenere ben presente per ottenere il mio voto e non le mie critiche. Prima di sicurezza, sanità, difesa e sviluppo industriale, prima di immigrazione e energia, occorre parlare di che vita facciamo, di che schemi ripetiamo ogni giorno, di che valori inseguiamo, di che società siamo. Occorre proporre alla gente una nuova filosofia esistenziale, nuovi stili di vita, migliori degli attuali. Per farlo bisogna tuonare forte e chiaro contro il consumismo, il materialismo, questo assurdo capitalismo e la schiavitù sociale che genera, cioè la prigione che attanaglia tutti nella trappola del bisogno inessenziale. Mi piacerebbe che nuovi politici dicessero: “Vogliamo un Paese di gente sobria, dignitosa, che non si lamenta, che consuma meno, che desidera lavorare meno facendo lavorare tutti, che gode di maggior tempo libero, che non si fa fregare dalla televisione e dai simboli commerciali, che non distrugge risorse e ha a cuore il suo ambiente. Un Paese di gente diversa dal resto del nord-ovest del Pianeta, che non insegue la ricchezza, che non desidera andare al Grande Fratello. Un Paese di gente che ha equilibrio, che vive in armonia”.

Immagino che sia difficile ascoltare questo discorso. Ecco perché non credo che la politica cambierà la mia vita. Ecco perché me la sono cambiata da solo.