Cultura

Sangue di cane

Da qualche settimana è arrivato in libreria un romanzo italiano che tratta una vicenda forte, intensa, piena zeppa di implicazioni sociali. È l’opera prima di Veronica Tomassini, il titolo è Sangue di cane, ed è uno dei primi titoli pubblicati da una nuova casa editrice, Laurana Editore.

È la storia di un amore sterminato e atroce che una ragazza siciliana prova per il reietto Slawek, semaforista, alcolizzato, emarginato, ma soprattutto polacco (una carezza polacca, un bacio polacco, un amore polacco). Lei è una ragazza qualsiasi. Lui è un abisso – è scritto nella bandella di copertina. Una voragine di perdizione e di dannazione, un inseguimento senza fine tra i parchi, nelle grotte occupate nei pressi delle latomie di Siracusa (città in cui è ambientata la vicenda), nei caseggiati diroccati e popolati da immigrati dell’Est, prostitute e alcolizzati, gente che scandisce le proprie giornate tra sesso e disperazione, risse, furti e morte. Una morte che aleggia come uno spettro grigio su ogni anima che gremisce questo ventre buio di città.

È un’epica slava, quella raccontata da Veronica Tomassini, in cui l’amore si conficca come un dente marcio tra le finzioni di una società conformista e perbenista e la realtà di un popolo umiliato e confinato che sembra credere a un unico dio: la vodka. Un amore che porta alla nascita di un figlio, Grzegorz, che non lenisce il dissidio insanabile aperto in seno alla famiglia della protagonista, e che soprattutto non serve a cambiare i destini delle persone. Ma anche un amore inteso come un calvario, che è l’incarnazione stessa del dolore, ma un dolore da cui non sembra provenire alcuna forma di redenzione.

Scritto con un linguaggio ricco e dolente, come se fosse una lunga preghiera che la protagonista rivolge all’amato Slawek, Sangue di cane è, a suo modo, un romanzo anti-contemporaneo. Lo è perché si pone come una frattura nello scenario della letteratura attuale tesa a interpretare il presente come un’epoca di scaltrezze e di opportunismi. Questa è invece una storia che ci rivela un inferno, l’oltretomba invisibile delle città e della società in cui viviamo, e una verità che riguarda il dominio dei nostri istinti, l’impulsività di un sentimento che si oppone a ogni forma di determinismo.