Cultura

Il cattolicesimo tribale della Lega

Guardiamo in profondità. Si sta sgretolando lo stato di diritto. Stiamo vivendo una fase di rottura costituzionale. Accanto al populismo aziendalista berlusconiano, sta fiorendo un populismo etnocentrico tradizionalista cattolico in prospettiva europea. Da tempo la Lega parla di “superamento della forma di Stato” dichiarando che “i futuri soggetti territoriali costitutivi sono le comunità di popolo”, espressione tipicamente nazista (volksgenosse, il vero cittadino, membro del popolo-comunità). Si sta consolidando una nuova xenofobia. Rinasce un “cristianesimo senza Cristo” basato sul binomio sangue-suolo.

Con il leghismo trionfa una logica tribale basata sulla gestione del mercato della paura e sull’ossessione della sicurezza armata. In regioni ricche di risorse democratiche ma incattivite dalla globalizzazione, la proposta populista sembra capitalizzare molte proteste esibendosi come religione civile settaria e guerriera (“comunalista”). A supportarla, sta il cemento di una rete finanziaria che vede la Lega mescolarsi all’Opus Dei e alla Compagnia delle Opere. Ciò che spinge alcuni parroci e cattolici padani a “tollerare” una religione simile non sono solo interessi di bottega ma alcune “idee forti”: la difesa di un’identità cattolica già formata, l’esibizione ideologica del diritto naturale, l’esaltazione della “nostra gente” contraria ai vizi della modernità, la funzione di coesione sociale della Chiesa che può sentire omogenee le “comunità organiche”.

Ossessiva è la polemica contro il Concilio Vaticano II, ritenuto origine di ogni male. Presentandosi come il partito dei “valori non negoziabili”, la Lega sta diventando il soggetto emergente di un nuovo patto costantiniano. Devoti e ringhiosi, i soldati celtici frequentano i salotti vaticani. Tra tutte le spese elettorali, osserva Giancarlo Zizola, i cosiddetti valori non negoziabili sono quelli che costano meno e rendono di più. A volte, sembra che costino così poco da essere buttati nella spazzatura. Un patto simile sarebbe il trionfo del relativismo-nichilismo. Se la religione diventa preda di forze politiche che la sfruttano a proprio favore, il rischio per la novità del Vangelo è immenso. Bossi gioca col linguaggio armato, Borghezio rilancia lo spirito di Lepanto, Calderoli attacca Tettamanzi, Zaia e Cota sembrano ‘gentiluomini di sua santità’, Tremonti evoca un “nuovo risorgimento” tutto “Dio, Patria e Famiglia”.

Il leghismo vuole conquistare l’anima popolare. In realtà è la fede cristiana a rischiare di perdere l’anima. Sta sorgendo un nuovo anticristianesimo. Credenti e uomini di Chiesa devono valutare bene discorsi-provvedimenti contrari all’umanità e alla fede. Alcune dichiarazioni ecclesiastiche (tra l’ingenuo e il complice) non sono all’altezza dei gravi problemi sollevati dal leghismo, pronto a mobilitarsi contro il cardinale di Milano o ad offendere il Pontificio Consiglio dei Migranti. La rottura costituzionale in atto, sposandosi al rifiuto della Dottrina Sociale della Chiesa, ci porterebbe non solo al totalitarismo ma all’idolatria o all’eresia più radicale. La Settimana Sociale dei Cattolici parlerà anche di questo?