Cultura

Bisogna zittire certi teatranti

L’assessore alla cultura della provincia di Milano – tal Maerna – convoca, anzi fa convocare da un suo sottoposto, Renato Sarti ed altri direttori artistici di teatri milanesi nei suoi uffici. Imponendo loro di “tagliare” alcuni spettacoli dal carnet di “invito a teatro” perche’ non “consoni” ad una fantomatica “linea culturale” della appena eletta provincia di Milano. Vero minculpop de noantri, lascia cosi’ aleggiare in questo clima da censura, la minaccia di un: ‘o ti adegui o…’ Invito a teatro e’ una splendida invenzione della sinistra quando governava per davvero, e’ un abbonamento ai teatri a basso costo; un pacchetto di spettacoli alla portata di tutti. Censurare Sarti per lo spettacolo “Chicago boys” sull’economia canaglia, senza peraltro averlo visto, e per  “La trilogia del benessere” gia’ allestiti al piccolo teatro da Giorgio Strehler, vuol dire avere il concetto della libertà ben inciso sul manico del manganello. Altri spettacoli non “In linea” con la visione della cultura dell’ingegnere sono “La droga che fa per me” di Kay Hensel – interpretato da Anna Galiena per la regia di Andre’ Ruth ‘Shamma’ e “Orgia” di Pierpaolo Pasolini per i teatri out off. Questi i fatti per altro riportati dal “Fatto Quotidiano” in un bellissimo articolo del 16-7-2010.

Ecco, io e Renato Sarti ci conosciamo da tanti anni e da anni lavoriamo assiduamente da amici e da fratelli bandiera del “Borderline theatre”: Mai morti; Nave fantasma; Shot/foibe; Io santo tu beato; Chicago boys. Non abbiamo risparmiato nessuno: i fascisti, la chiesa, capitalisti razzisti e stronzi di ogni genere forma e derivanza…ora si puo’ discutere, si puo’ essere o non essere d’accordo, con cio’ che abbiamo fatto e detto ma, non si puo’ discutere sull’onesta’ intellettuale di renato, che in quello che fa, mette l’anima il cuore e tutto cio’ che ha. Nel teatro della cooperativa di niguarda lavorano tante brave persone che credono in quello che fanno che restano li, alla frontiera del teatro, perche ci credono, cosa assai rara. Su di loro, anime oneste, si e’ abbattuta, come ben sappiamo, la voglia di censurare e di manganello di tal maerna, mi dicono ingegnere con cittadinanze ed interessi orientali, che nulla sa di teatro e di cultura, quella del popolo. Da parte sua la voglia di perseguire un disegno, da altri scritto, non me lo vedo leggere Pasolini, capirlo e poi decidere di censurarlo. Leggere ‘Chicago boys’ di Sarti capirlo e, con un tratto di penna, dargli la morte, politica sia inteso. Bene cosa abbiamo: teste di vitello che gestiscono la cultura della provincia di Milano e di Milano stessa?

Un ingegnere che discerne di legittimita’ e di cultura: un po’ come mettere Mamma Ebe alla famiglia – o Mengele alla sanita! E questo per cosa? Per ridimensionare a destra la teatralita’ lombarda?

Per zittire una volta per tutte “certi teatranti”. Anche il teatro ‘Franco Parenti’ e l’out off sono stati oggetto di attenzioni morbose; si diceva: mostratecela la vostra cultura! fateci vedere di cosa siete capaci… a parte miss Padania e l’intitolare strade e piazze a dei fascisti di bassa schiatta e conclamati…

lasciate stare. La gente vuol uscire di casa, pensare, divertirsi, ne ha piene le sacche di ometti come voi che vogliono tracciare il solco con l’aratro e ritirare il braccio per non far fatica. Fate il vostro lavoro… qual’e’? Servire il popolo… ma che ve lo dico a fare non ve ne frega un cazzo. So come e’ andata (non posso provarlo, ma me lo immagino). Sarti? Un comunista rompicoglioni… Pasolini? Un culattone e forse anche peggio. Io e Renato Sarti ci conosciamo da tanti anni e continueremo frequentarci a fare teatro, a dar fastidio e grattacapi ed a tenere d’occhio quelli come voi siete una continua fonte di ispirazione.