Giustizia & Impunità

Se i vertici della sicurezza sono tutti condannati

Ieri il Tribunale di Milano ha condannato in primo grado il Comandante dei Ros.

Si aggrava, se possibile, una realtà di cui sino ad oggi nessuno vuole prendere atto: i principali posti di comando delle forze di sicurezza italiane sono diretti da persone condannate per gravi reati e interdette dai pubblici uffici.

A giugno,  il Direttore del Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza, Gianni De Gennaro, è stato condannato in secondo grado per i fatti della scuola Diaz.
Un mese prima, per le stesse vicende sono stati condannati il capo dell’Antiterrorismo, il responsabile dell’AISI e il responsabile dello SCO.

Non esistono precedenti analoghi nelle democrazie moderne.
Al di là degli attestati di stima di cui non ho ragione di dubitare e del sacrosanto principio di non colpevolezza, in tutti questi casi non è pensabile aspettare le sentenze della Cassazione come se nulla fosse successo.

In questi casi, le vicende personali vanno scisse dalla credibilità delle istituzioni: non è possibile lasciare che anche solo una parte degli italiani possa nutrire dubbi sulla serenità di chi svolge i massimi incarichi per la sicurezza del Paese.
 
Succede però che il Governo e l’opposizione siano uniti nel nascondere il problema, “fiduciosi” nelle sentenze prossime venture.
Un fatto alquanto anomalo di cui sarebbe bene almeno discutere. O no?