Giustizia & Impunità

Strage della funivia, Leitner e Ferrovie del Mottarone non saranno responsabili civili. Accolta istanza della difesa

C’è stato un inaspettato colpo di scena nell’udienza preliminare per la strage della funivia del Mottarone avvenuta il 23 maggio 2021 quando un cavo si staccò facendo precipitare nel vuoto una delle cabine, provocando la morte di 14 persone. Leitner e Ferrovie del Mottarone, le due società nei confronti delle quali le parti civili avevano chiesto la chiamata in causa come responsabili civili, non dovranno rispondere civilmente dei reati commessi da dipendenti, amministratori e collaboratori eventualmente accertati nel procedimento penale. La giudice per l’udienza preliminare, di Verbania Rosa Maria Fornelli, ha infatti accolto la richiesta di esclusione presentata dai legali di Leitner, che aveva sollevato eccezione dovuta al fatto di non aver preso parte all’incidente probatorio svoltosi nell’autunno del 2022.

La difesa di Leitner: “Non patteggeremo” – Decisione “assolutamente condivisibile, in linea con la giurisprudenza più recente e anche ben più che consolidata, cioè l’estromissione del responsabile civile laddove questo non abbia avuto modo di prendere parte ad attività di accertamento tecnico irripetibile o di acquisizione di prova in sede di incidente probatorio – spiega l’avvocato Federico Cecconi, legale dei vertici di Leitner -. Ho letto indiscrezioni secondo cui i vertici di Leitner, di cui io rappresento il massimo vertice, avrebbero intenzione di patteggiare: sono indiscrezioni del tutto non fondate, anzi è esattamente il contrario. Certamente non intendiamo definire con il patteggiamento la nostra posizione. Leitner ha sempre ritenuto di avere argomenti molto importanti e solidi per pervenire a una definizione di totale estraneità ai fatti contestati. I vertici di Leitner vogliono al più presto chiarire la loro estraneità ai fatti, poi la declinazione di natura processuale la valuteremo” ha aggiunto Cecconi. I soggetti complessivamente risarciti da Leitner per l’incidente della funivia del Mottarone sono 98, di cui 78 parti offese e danneggiate e altri 15 prossimi congiunti. L’importo complessivo dei risarcimenti riconosciuti ai famigliari delle 14 vittime oscilla tra i 25 e i 30 milioni di euro, di cui circa dieci erogati da Reale Mutua, assicurazione di Ferrovie del Mottarone, e il rimanente da Leitner.

La richiesta di rinvio a giudizio – I pm, lo scorso settembre, hanno chiesto il rinvio a giudizio per responsabilità amministrativa di Ferrovie del Mottarone e Leitner, nonché di Luigi Nerini, titolare della prima, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, allora rispettivamente direttore d’esercizio e capo servizio dell’impianto, Anton Seeber, amministratore delegato di Leitner, Martin Leitner, consigliere delegato, e Peter Rabanser, responsabile del Customer Service. Due gli elementi al centro dell’inchiesta guidata dalla pm Laura Carrera e coordinata dalla procuratrice capo Olimpia Bossi: le ragioni per cui la fune traente si spezzò e il mancato funzionamento del sistema frenante di sicurezza, dovuto all’inserimento dei cosiddetti forchettoni. Per accertare le cause dell’incidente sono state prodotte due perizie, depositate nel settembre dello scorso anno e successivamente discusse nel corso dell’incidente probatorio tra ottobre e dicembre, che hanno rilevato che la fune era corrosa ben prima dell’incidente e che una corretta manutenzione avrebbe potuto rilevarlo.

La perizia – Per i periti l’incidente è stato causato dal degrado della fune traente “in corrispondenza dell’innesto” nella testa fusa e la presenza dei forchettoni che hanno escluso il funzionamento dei freni d’emergenza: “In corrispondenza del punto di rottura – si legge nel documento – il 68% circa dei fili presenta superfici di frattura che testimoniano una rottura (…) a fatica/corrosione dei fili ragionevolmente antecedente” l’incidente. Prima del giorno della tragedia, stando alla perizia, la fune era già degradata. Per questo, scrivono gli ingegneri, un controllo adeguato “avrebbe consentito di rilevare i segnali del degrado, ovvero la presenza anche di un solo filo rotto o segni di corrosione e, quindi, di sostituire la testa fusa così come previsto dalle norme”.

Le accuse contestate a vario titolo sono attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose gravissime e, solo per Tadini e Perocchio, anche il falso. Toccherà ora al giudice per l’udienza preliminare decidere se accogliere o rigettare la richiesta dell’accusa. Leitner aveva diffuso una nota per dirsi “stupita” delle presunte responsabilità a carico dei vertici e della stessa società e che “all’azienda e ai suoi vertici venga contestata l’omessa vigilanza dell’operato del direttore d’esercizio quale pubblico ufficiale, vigilanza che per legge spetta agli uffici pubblici preposti”, ovvero l’Ustif, organo periferico del ministero dei Trasporti.