Cronaca

Apologia della Shoah, 29enne di origini egiziane arrestato. In chat diceva: “Pronto a partire per annientare Israele”

“Vorrei essere lì a combattere e morire insieme a loro”. “Uno di quei combattenti vale 1 milione di uomini”. “Brò, sono il più antisionista che potrai mai conoscere nella tua vita. Con le mie stesse mani costruirò un impero per annientare IsraHell”. Così diceva in chat un cittadino italiano di origini egiziane di 29 anni arrestato a Milano per propaganda e istigazione a delinquere finalizzate all’odio razziale e religioso, aggravate dall’apologia della Shoah. L’uomo sfruttava il web per divulgare le sue idee. La polizia ha così effettuato anche quattro perquisizioni nei confronti di alcuni utenti che avevano sostenuto e condiviso i contenuti. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto i domiciliari.

Quella del giovane, Moustafa Khawanda, era una specie di ossessione. “Ci stavo lavorando prima che Hamas mi facesse sognare e praticamente è da 6 giorni (dal 7 ottobre 2023 ndr) che non sto più dormendo e non sto più pensando ad altro“. “Poi ti rispondo bene a tutto ma credimi che ho la mente in guerra”. “Sono pronto a partire e contribuire al suo annientamento”. “Questo è diventato il mio piano A”. “Ti dico solamente: lunga vita ai partigiani di Hamas e che Dio benedica la resistenza palestinese contro i parassiti coloniali sionisti. Il loro destino è lo sterminio…”. Le conversazioni online erano tutte di questo tenore. “Fra, mi stai facendo seriamente venire voglia di arruolarmi… Riempie il cuore vedere qualcuno che esprime il proprio (giustissimo e condiviso) pensiero ‘in prima lineà su questo massacro”. “Preparati ad assistere a nuovi film di vittimismo quando arriverà il giorno che annienterà IsraHell. Investi in azioni di masi perché ci saranno (cit) un aumento di vendite di popcorn”, scriveva ancora il 29enne. Alcuni dei commenti sui social sono stati rimossi, con la conseguente sospensione delle attività in diretta sui social.

Secondo il giudice per le indagini preliminari di Milano Massimo Baraldo: è “improbabile” che “la forte caratterizzazione ideologica dell’indagato, tanto più con l’accrescersi della crisi in Palestina, possa scemare da un momento all’altro, mentre invece appare probabile” che “cercherà di continuare la propria opera di proselitismo anti-Israele anche in futuro, utilizzando mezzi più sicuri e che lo rendano meno identificabile”. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore Marcello Viola, dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Alessandro Gobbis. Quanto alla scelta della misura cautelare (i pm avevano chiesto il carcere), invece, il gip spiega che il giovane è “incensurato, ha un buon livello di istruzione, avendo lo stesso studiato ottica e trovato un lavoro”. E “al di là dei contenuti dei messaggi scambiati e postati, il comportamento dell’indagato appare alquanto ingenuo e sicuramente non tipico dei soggetti che perseguono seriamente progetti terroristici, i quali invece operano nella clandestinità”.

Allo stesso tempo il giudice fa notare che il 29enne “dispone, sia di un passaporto italiano che di un passaporto egiziano e che dall’analisi dei timbri apposti sul passaporto italiano è risultato che l’indagato l’8.8.2022 si è recato in Qatar transitando dalla Turchia permanendovi sino al 22.8.2022″. E ha anche “fatto ricerche sul web – si legge ancora – per itinerari con mete che riguardano i teatri di guerra ed ha ripetutamente dichiarato di volersi unire ai combattenti e di praticare una preparazione fisica in vista di un possibile arruolamento”. Nell’ordinanza si legge anche che il giovane venne perquisito il 19 ottobre scorso e “reso edotto di essere soggetto sottoposto ad indagini per il reato di cui all’art. 270 bis”, ossia terrorismo internazionale, e “del fatto che la Polizia aveva visionato il profilo Istagram ‘thriveomat2.0’ con contenuti antisemiti e apologetici di Hamas”. Da questa data “pare abbia sospeso la propria condotta, la forte componente ideologica dei messaggi” che aveva mandato “dopo l’attacco del 7.10.2023”.

Nel provvedimento emergono chat dal tenore amichevole con Raul Kirchhoff, italo-tedesco residente in Svizzera (tra i quattro perquisiti), in passato ritenuto “contiguo agli ambienti della locale realtà di estrema destra collegata alla Skinhouse di Bollate”. Dalle conversazioni sembra che i due non si conoscano in modo approfondito, ma trovano un punto di contatto “nel sentimento antisionista condiviso da entrambi, definendo gli ebrei ‘ratif’ e ‘parassitt’ considerati come ‘Il cancro del pianetà tanto che l’indagato trova l’approvazione del suo interlocutore che gli scrive ‘Sembra di leggere il mio pensiero, bravo! Nonostante le nostre diversità i valori ci legano'”. In una chat Khawanda condivide un discorso sulla situazione in Palestina di Adolf Hlter, per il quale “mostra una grande ammirazione, e prosegue rimarcando il suo forte desiderio di partire e unirsi al conflitto, abbracciando totalmente la causa palestinese e approvando le azioni di Hamas”.