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Il candidato dell’opposizione Faye è il nuovo presidente del Senegal: vuole la revisione dei contratti energetici e l’uscita dal franco Cfa

Il Senegal a una svolta: il Paese ha un nuovo presidente, ma soprattutto una nuova rotta da seguire. I risultati del voto di domenica devono essere ancora convalidati dalla Corte Costituzionale, ma la vittoria dell’oppositore Bassirou Diomaye Faye, 44 anni, dopo ore di esultanza delle piazze, è stata riconosciuta dall’altro candidato in corsa, Amadou Ba, del campo presidenziale e dallo stesso presidente uscente, Macky Sall. Nonostante i 19 candidati, alla fine si è trattato di un duello fra Ba e Diomaye, che ha decretato la vittoria dell’opposizione: da una parte l’ex primo ministro (già ministro dell’Economia e degli Esteri), delfino del presidente uscente, dall’altra il candidato del Pastef (Patriotes africains du Sénégal pour le travail, l’éthique et la fraternité), ex ispettore delle imposte, incarcerato nell’aprile 2023 a causa di un post in cui criticava alcuni magistrati, liberato la sera del 14 marzo scorso e lì subentrato al più noto sfidante Ousmane Sonko, la cui candidatura era stata respinta dal Consiglio costituzionale.

Le elezioni si sono tenute in un clima sereno e non si sono registrati incidenti o problemi di sorta. Un lieto fine, insomma, dopo settimane di tensioni per uno dei Paesi più stabili del continente africano, che non ha mai visto un colpo di Stato e che ha sempre rispettato le regole democratiche. Per questo aveva suscitato vive proteste di piazza la notizia del rinvio sine die del voto, poi rientrata e risolta solo con un ritardo di un mese grazie al rifiuto della Corte Costituzionale di fissare una data successiva.

E così ieri sera, dopo aver ricevuto la telefonata di congratulazioni da parte del presidente uscente Macky Sall, il neoeletto Diomaye Faye ha pronunciato le sue prime parole da capo dello Stato: “Questa è la vittoria di tutte e tutti i senegalesi di qui e della diaspora. Donne e uomini senegalesi, miei cari compatrioti, ospiti stranieri che vivete in mezzo a noi, lo svolgimento delle elezioni presidenziali che abbiamo appena vissuto consacra soprattutto la vittoria del popolo senegalese nella lotta per la difesa della sua sovranità e dei suoi valori democratici”.

Una reale vittoria delle istituzioni democratiche e della maturità dell’elettorato senegalese, in primis. E ora si prospetta un sensibile spostamento del Paese sullo scacchiere internazionale: “Vorrei dire alla comunità internazionale, ai nostri partner bilaterali e multilaterali, che il Senegal manterrà sempre il suo status, rimarrà il Paese amico e l’alleato sicuro e affidabile di qualsiasi partner che si impegni con noi in una cooperazione virtuosa, rispettosa e reciprocamente produttiva”. Parole che vogliono suonare come rassicuranti, poiché al di là della soddisfazione per lo svolgimento regolare del voto aleggia nelle cancellerie occidentali una certa apprensione dovuta al programma di governo che ha condotto Faye alla vittoria. Parliamo di proposte di cambiamenti all’interno dell’Ecowas (la Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale), ma anche di una revisione dei contratti per lo sfruttamento del giacimento di gas rinvenuto nelle acque al confine con la Mauritania, sottoscritti dal precedente governo, e di un’uscita dal franco CFA, la moneta dell’Africa occidentale vincolata alla Francia. Non a caso, Le Monde titola definendolo “candidato sovranista”.

“Il popolo senegalese ha scelto la rottura con il sistema in atto”, ha insistito Diomaye Faye sottolineando il cambiamento dopo 12 anni di presidenza di Macky Sall, ma aggiungendo che la priorità per lui sarà anzitutto la “riconciliazione nazionale” dopo mesi di profonde fratture, poi una revisione delle istituzioni, il “rafforzamento del vivere insieme”, una significativa riduzione del costo della vita e, infine, concertazioni nazionali inclusive e settoriali sulla valutazione e il rilancio delle politiche pubbliche.

Nel programma elettorale ci sono anche la funzione delle istituzioni finanziarie nazionali esistenti in un’unica Banca Pubblica d’Investimenti (BPIS) da estendere anche alla diaspora, la nascita di una Banca Postale e la creazione di un “Libretto di risparmio del patriottismo economico popolare” per finanziare le piccole e medie imprese locali o regionali. Bassirou Diomaye Faye si è inoltre impegnato a combattere la corruzione a tutti i livelli e ha rivolto un pensiero alle donne e ai giovani, “una parte importante delle risorse della nazione”, per i quali si è impegnato a lottare per “abbreviare le loro sofferenze e la mancanza di prospettive” tramite il suo progetto che mira ad “aiutare a liberare l’energia creativa che è dormiente in tutti noi”. Alla prova dei fatti, Diomaye dovrà affrontare un drammatico tasso di disoccupazione che raggiunge il 20%.

Così dunque si presenta Diomaye Faye: sconosciuto al grande pubblico senegalese fino a un anno fa, oggi è il quinto e il più giovane presidente di questo paese da 18 milioni di abitanti, di cui 7 aventi diritto al voto. Il suo exploit è racchiuso nello slogan con cui si è presentato agli elettori: “Sonko è Diomaye e Diomaye è Sonko”.