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Ucraina, Bindi a La7: “Dopo i disgraziati del mondo che non ricevono il grano, l’economia di guerra la stiamo pagando noi”

Di questa guerra è l’Europa a pagare il prezzo più alto. Dopo i disgraziati del mondo che non ricevono il grano, l’economia di guerra la stiamo pagando noi. Decidiamoci allora a prendere un’altra strada”. Sono le parole pronunciate a Tagadà (La7) dall’ex ministra Rosy Bindi, che osserva, facendo riferimento alle parole del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel (“Se vogliamo la pace, prepariamoci alla guerra”): “Quello che mi preoccupa è questo scivolare tranquillamente e serenamente verso un’economia di guerra e verso dichiarazioni del tipo “Se vuoi la pace prepara la guerra”. Per fortuna il cardinale Zuppi ha detto giustamente “Se vuoi la pace prepara la pace”. E la pace è necessaria non perché non abbiamo le idee chiare su chi sia l’aggressore e sul pericolo rappresentato da Putin. Questo è solo un problema di Salvini. Ma dopo 2 anni di guerra – prosegue – non possiamo permetterci di rassicurare gli italiani e gli europei sul fatto che non manderemo soldati in Ucraina e che non faremo la guerra per poi continuare a inviare armi e a ragionare solo in termini di strumenti di guerra. Deve iniziare un negoziato“.

Bindi spiega: “L’Ue si deve adoperare perché gli Usa, la Cina, l’India, il Sudafrica e tutti i paesi dell’altra aggregazione del mondo costringano le due parti a sedersi a un tavolo e a iniziare un negoziato, perché altrimenti non ne usciamo. Non bastano più le rassicurazioni di alcuni leader europei o i dissensi in Europa. Se non prendiamo un’altra via, la strada nella quale siamo ci porterà lì. Lo so che è difficile, ma non è accettabile che si continui a dire che un negoziato è impossibile quando nessuno ci ha mai provato”.
E conclude: “So perfettamente quale sia la principale obiezione: ci vuole una pace giusta. Io purtroppo sono ormai arrivata alla convinzione che l’unica pace giusta sia anche quella possibile che possiamo raggiungere, se l’alternativa è una guerra. Tra l’altro, il conflitto non conviene agli ucraini per primi, perché vediamo chiaramente la situazione di quel paese, in cui non mancano solo armi”.