Cronaca

“Pubblicate sos abusive su di me”. Tutte le bugie di Toti contro il Fatto, che indagava sui suoi finanziatori

C’è nervosismo alla corte di Giovanni Toti. Si vede che non è stato gradito l’articolo del Fatto Quotidiano che ieri dava conto dei movimenti intorno alla proprietà del Secolo XIX, con il governatore che ha incontrato i vertici di Gedi e la società editrice che ha preso contatti con una cordata di potenziali acquirenti guidata dall’imprenditore Aldo Spinelli, tra i maggiori finanziatori di Toti.

La Regione Liguria non ha replicato nel merito. A parlare ieri è stata la Lista Toti, che supporta il governatore. Un attacco in piena regola al nostro giornale che ha accostato le inchieste giornalistiche del Fatto Quotidiano alle indagini della Procura di Perugia (a cui il nostro quotidiano è estraneo) sugli accessi abusivi del finanziere Striano alle banche dati Sos (Segnalazioni di operazioni sospette): “L’8 novembre 2021 – si legge nel comunicato – c’è un accesso abusivo alla banca dati Siva da parte di Striano nei confronti del presidente della Regione Liguria Toti. Il 10 novembre, 48 ore dopo, il Fatto Quotidiano dedica l’apertura e ben due pagine con un articolo di Stefano Vergine (uno dei tre giornalisti indagati per l’inchiesta dossieraggi, ndr) in cui racconta tutta una serie di fatti che ovviamente non erano nella disponibilità di tutti”.

Il comunicato è stato affidato a una ditta esterna, Anyway srl. Ma nonostante questo contiene tante imprecisioni e alcune bugie. Specialmente nella ricostruzione delle tempistiche.

L’articolo a firma Stefano Vergine cui la nota fa riferimento “Armatori, gas e cliniche: chi finanzia mr. donazioni”, non è uscito nel 2021, 48 ore dopo gli accessi di Striano, ma un anno prima, l’8 novembre del 2020. Il conto delle ore appare a questo punto superfluo e forse superato. Come possano c’entrare gli accessi di Striano con quell’articolo, è dunque un mistero (buffo). Sul caso, consigliamo un riconteggio prima di scrivere.

Ma non è tutto, l’articolo del Fatto parlava di un’anomalia: un presidente di Regione che con la sua listina personale, aveva rastrellato 530mila euro di finanziamenti privati in un anno, un record, una cifra di gran lunga superiore a quella raccolta da qualsiasi altro partito molto più radicato sul territorio nazionale e con più bacino elettorale, da Fratelli d’Italia alla Lega, per arrivare al Pd. L’articolo non è basato su alcuna notizia riservata: i finanziatori dei politici sono pubblici. Il resto è lavoro giornalistico, raro ma presente: un incrocio di quei nomi con tutti i benefici che avevano tratto i donatori da decisioni passate per la Regione Liguria.

Non sappiamo se la Lista Toti o il deputato di Noi Moderati Pino Bucchielli, intervenuto forse mal consigliato durante l’udienza pubblica di Raffaele Cantone alla commissione antimafia, facessero invece riferimento ad altre due inchieste giornalistiche, firmate anche queste da Stefano Vergine, ma uscite il 22 novembre 2021 (“Toti, la Gdf bussa ai finanziatori della Fondazione Change”) e il 23 novembre 2021 (“Energia, rifiuti, navi, sanità. Ecco chi finanzia Toti”). Anche in questo caso, non esiste alcun nesso fra gli accessi abusivi alla banca dati delle Sos. Contrariamente a quanto scrive nel suo comunicato la Lista Toti, il primo parla non delle ricerche di un singolo finanziere, ma dell’attività della Guardia di Finanza, che alcuni mesi prima aveva acquisito documentazione presso tre grandi gruppi industriali finanziatori di Toti (Moby di Vincenzo Onorato, Europam della famiglia Costantino e Waste Italia di Pietro Colucci); il secondo riepiloga ancora una volta i finanziatori del fortunatissimo partitino totiano e tutti gli affari che li pongono in conflitto di interessi con la giunta regionale della Liguria.

Agli atti conosciuti dell’inchiesta di Perugia, per la cronaca, non ci sono collegamenti tra Stefano Vergine e ricerche su Giovanni Toti. Questi sono i fatti. Il resto, come avrebbe detto un grande del giornalismo del secolo scorso, è solo propaganda. E si capisce perché Toti si interessi della proprietà e della gestione del giornale della Liguria, che evidentemente, si è messo a pubblicare troppe notizie per i suoi gusti.