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“Della canzone di Mahmood non si capisce un’acca. Annalisa? Quattro accordi in croce”: il cantautore Drupi e la musica di oggi. Poi: “I capelli? Non li taglio da quando ero bambino”

"Col primo gruppo ci chiamavano Le Calamite, imitavamo i Beatles, stessi capelli a caschetto. Li asciugavo a testa in giù e li schiacciavo col cappello", il racconto al Corriere della Sera

Il primo lavoro come idraulico, poi la carriera musicale. Drupi si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera: “Col primo gruppo ci chiamavano Le Calamite, imitavamo i Beatles, stessi capelli a caschetto. Li asciugavo a testa in giù e li schiacciavo col cappello. Eravamo bravi, ci sapevamo fare con le voci. Suonavamo al pub Demetrio di Pavia, nel pubblico — me lo ha raccontato lei — c’era una Maria De Filippi ragazzina“. Sanremo nel 1973 (ultimo in classifica), un incontro con McCartney (“A Londra a cena, mi ignorò”), il successo: “Non potevo più uscire per strada, mi inseguivano dovunque. Anche i paparazzi”. Poi una considerazione immancabile sulla chioma e l’ultima volta che ha tagliato i capelli: “Forse l’ultima volta avrò avuto dieci anni. Il nonno, che aveva fatto la guerra, mi raccontava dei tedeschi, scarponi pesanti e capelli rasati, il taglio corto per me divenne sinonimo di cattiveria. Non li curo troppo, crescono come la gramigna”. Cosa pensa della musica di oggi? Gli piace Gabbani ma su Mahmood ha qualche dubbio: “Mahmood è bravo, ma della sua canzone a Sanremo non si capiva un’acca. Ho pensato: “Che audio del menga”. L’ho scaricata e sono rimasto come prima. Le canzoni di Annalisa sono quattro accordi in croce che non mi emozionano. Massimo rispetto, eh. Le ballate di Vasco Rossi invece ti toccano il cuore. I testi di Gino Paoli: semplici, chiari”.