Ambiente & Veleni

L’Ilva di Stato sembra quella dei Riva: tornano l’ex direttore condannato a 17 anni e il manager ritenuto colpevole della morte di un operaio

Il cuore produttivo dell’Ilva di Taranto è di nuovo nelle mani di due condannati per gli episodi più gravi avvenuti nell’acciaieria. Nel silenzio generale, riappaiono tra i manager dell’impianto Salvatore De Felice e Ruggero Cola per volontà dei neo-commissari governativi Gianluca Quaranta, anche lui con una condanna per vicende avvenute nel siderurgico, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli. De Felice e Cola, scelti per supportare il nuovo dg Giuseppe Cavalli, tornano in aree dell’Ilva in cui hanno fatto la ‘storia’: come anticipato da Il Sole24Ore, il primo aiuterà il direttore generale nella gestione dell’area a caldo, quella che comprende altiforni e acciaierie, mentre il secondo si occuperà di laminazione e tubifici. Faranno consulenza, sostanzialmente, su zone che conoscono benissimo, avendole già dirette anche nell’era Riva. E non sempre nel migliore dei modi, secondo i giudici. Ma abbastanza da essere ancora utili a risanare ciò che resta dell’Ilva, secondo la triade scelta dal governo per guidarla dopo l’estromissione di ArcelorMittal dalla compagine societaria e la scelta di far accedere Acciaierie d’Italia, soffocata da oltre 2 miliardi di debiti, all’amministrazione straordinaria.

De Felice – pensionato dal 2021 – è stato condannato per l’avvelenamento di acque e sostanze destinate alla alimentazione in primo grado nel maxi-processo Ambiente Svenduto, il cui appello inizierà tra poche settimane. In qualità di capo area altiforni, diretta tra il 2002 e il luglio 2012, e di direttore dello stabilimento nel periodo seguente, i giudici della Corte d’Assise di Taranto gli hanno inflitto 17 anni di carcere e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, sentenziando che era “senza dubbio” a conoscenza che “l’impianto di sinterizzazione” dell’Ilva “fosse una fonte di diossine”. L’ingegnere – assai vicino ad ambienti del Pd locale e già consigliere comunale a San Giorgio Jonico – ritorna quindi in sella nonostante, si legge nelle motivazioni della condanna, fosse uno dei “più stretti collaboratori” dei Riva e avesse un “pieno coinvolgimento” nelle “politiche industriali” degli allora proprietari dell’acciaieria.

Ragioni per cui è stato considerato responsabile dello “sversamento di sostanze nocive” e della “contaminazione” del mare e dei terreni dove c’erano diverse aziende agricole locali. Quello che, sostengono i giudici, sotto i Riva trasformò l’Ilva in qualcosa di simile a un “deposito di esplosivi gestito dai nostri imputati come fochisti”. La Corte non gli ha concesso neanche le attenuanti generiche perché De Felice aveva patteggiato in altri procedimenti, risalenti al 1999 e al 2007, per un omicidio colposo e lesioni. Precedenti che, scrivono i giudici, ne descrivono la “capacità a delinquere”.

Cola, una carriera iniziata in Ilva nel lontano 1984 e interrottasi nel 2021, è invece stato condannato da così poco tempo che le motivazioni non sono ancora note. Lo scorso 29 febbraio, la giudice del tribunale di Taranto Federica Furio gli ha inflitto 6 anni di carcere per la morte dell’operaio Alessandro Morricella, deceduto il 12 giugno 2015 a causa di un incidente nel reparto Afo2 avvenuto quattro giorni prima. Aveva 35 anni. Il giovane lavoratore si era avvicinato al foro di colata dell’altoforno 2 per effettuare i prelievi finalizzati al controllo della temperatura della ghisa, ma invece della lenta fuoriuscita del materiale che scorre in un canale apposito, venne improvvisamente colpito da una fiammata di materiale liquido. Dopo un’agonia durata quattro giorni, Morricella si spense a causa delle ustioni di secondo e terzo grado sul 90% del corpo.

Si va quindi componendo con nuovi ritorni eccellenti la squadra che dovrà operativamente gestire il tentativo di tenere in vita l’Ilva in attesa che parta la nuova gara europea per assegnarla ai privati. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha più volte assicurato che il rilancio ci sarà e grazie all’amministrazione straordinaria è stato sventato il rischio di un blocco degli impianti. Non solo. Il ministro ha anche sottolineato come i commissari scelti sono stati “giudicati da tutti in maniera eccellente” e “hanno rimesso in moto i processi produttivi a cominciare dalla messa in sicurezza degli impianti, che ovviamente ci preoccupava per l’ambiente e la salute dei cittadini”. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto al ministero se fosse a conoscenza dei procedimenti giudiziari che coinvolgono De Felice e Cola ma al momento della pubblicazione non ha ancora ricevuto alcuna risposta.

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