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Gaza, l’Agenzia Onu per i rifugiati: “Colpito da un raid un nostro magazzino a Rafah. E Israele blocca l’ingresso di forbici chirurgiche”

Un magazzino dell’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), usato come centro di distribuzione degli aiuti umanitari, è stato colpito da un raid israeliano a Rafah, città nell’estremo sud della Striscia di Gaza, al confine con l’Egitto. Lo comunica la portavoce dell’agenzia, Juliette Tourna, parlando di “decine di feriti”, mentre secondo il ministero della Sanità dell’enclave (controllato dai fondamentalisti islamici di Hamas) quattro persone sono state uccise. In mattinata sempre l’Unrwa, attraverso il suo Commissario generale Philippe Lazzarini, ha denunciato come Israele abbia “vietato l’ingresso a Gaza di un camion contenente forbici chirurgiche utilizzate in kit medici per bambini”: le forbici, infatti – spiega Lazzarini su X – “sono state aggiunte a una lunga lista di articoli proibiti che le autorità israeliane classificano come a duplice uso“, cioè potenzialmente utilizzabili come armi. Nell’elenco, riferisce, “compaiono attrezzature di sopravvivenza come farmaci anestetici, bombole di ossigeno, ventilatori, farmaci antitumorali e altre forniture mediche necessarie.” Queste restrizioni, sottolinea il capo dell’Urnrwa, mettono a rischio la vita di due milioni di abitanti di Gaza: “La consegna di beni di prima necessità deve essere agevolata e accelerata. Ne va della vita di due milioni di persone e non c’è tempo da perdere”, scrive.

Nel frattempo le Nazioni unite hanno consegnato cibo a 25mila abitanti di Gaza city dal nord della Striscia, sperimentando una nuova rotta di terra riservata all’esercito israeliano: sei camion del World food programme (l’agenzia per l’assistenza alimentare) hanno attraversato la barriera difensiva dal nord dell’enclave palestinese. Il progetto pilota, che ha preso il via nella notte tra martedì e mercoledì, ha come obiettivo quello di impedire che Hamas si impossessi degli aiuti. Secondo l’Onu, a Gaza ci sono 576mila persone sull’orlo della carestia, un quarto dell’intera popolazione della Striscia: circa trecentomila abitanti, isolati nella zona nord, sono rimasti irraggiungibili per mesi a causa delle restrizioni imposte da Israele e dei combattimenti in corso. Secondo Hamas, almeno 27 persone sono morte a causa della malnutrizione e della disidratazione, la maggior parte bambini. Il governo dell’enclave, attraverso il suo portavoce Salama Marouf, ha definito insufficiente l’invio di una nave umanitaria da Cipro da parte della ong spagnola Open Arms: “Il carico non supererà il carico di uno o due camion e richiederà giorni. Non si sa ancora dove attraccherà e come raggiungerà le coste di Gaza, oltre al fatto che sarà soggetto a ispezione da parte dell’esercito di occupazione (l’esercito israeliano, ndr). Per questo, sostiene Hamas, “la rilevanza di questo meccanismo è discutibile, e sarebbe più opportuno che tutti facessero pressione sull’occupazione per consentire l’ingresso di convogli di aiuti via terra e attraverso valichi noti”.