Politica

“Accessi abusivi a banche dati”, il finanziere indagato: “Parlerò ai giudici, vedrete”. Commissione d’inchiesta, Fi sconfessa Nordio

“Risponderò davanti ad un giudice, poi vedrai che succederà. Ho fatto il mio lavoro con dignità e professionalità assoluta e con i miei metodi, non quelli dei burocrati“. A parlare per la prima volta è il tenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, indagato a Perugia nell’indagine sugli accessi abusivi alle banche dati. Il messaggio è stato inviato a un cronista de Il Giornale. L’ufficiale è coinvolto nel procedimento assieme al pm della Dna, Antonio Laudati. Quella che si apre lunedì potrebbe essere una settimana molto importante per l’inchiesta. Il procuratore Raffaele Cantone, che in commissione Antimafia ha parlato di vicenda “mostruosa” per numero di accessi illeciti, ha chiesto di far scemare il clamore mediatico sulla vicenda segno che i prossimi potrebbero essere giorni cruciali. Un colpo di acceleratore che dovrà, necessariamente, passare per l’ascolto degli indagati, al quale fa riferimento evidentemente Striano. Tra i colloqui attesi anche quello di Laudati, ex responsabile del gruppo Sos di via Giulia. L’atto è stato fissato in agenda anche se resta massimo il riserbo.

Poi c’è la politica. C’è chi già chiede una commissione d’inchiesta, come Lega e Italia Viva, chi parla di possibile “eversione” come Fratelli d’Italia, e chi – sempre nel centrodestra – sembra voler abbassare i toni, come Forza Italia, che dice che gli strumenti per verificare la vicenda ci sono già. “La commissione antimafia e la magistratura stanno mettendo in luce le irregolarità drammatiche di dossieraggio che emergono dell’inchiesta – dice all’agenzia Ansa il capogruppo azzurro alla Camera Paolo Barelli – Forza Italia ritiene che bisogna andare avanti velocemente, per individuare i possibili mandanti e gli strumenti adeguati ci sono: la commissione antimafia e l’azione della magistratura che hanno già offerto una fotografia a tinte fosche”. Quanto ad una commissione d’inchiesta, “la sua attivazione ha tempi sicuramente lunghi e se ne potrà valutare la necessità”. E’ una posizione che taglia un po’ le gambe alla proposta fatta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio e che era già stata anticipata ieri dal capogruppo berlusconiano al Senato Maurizio Gasparri. Sul tema della commissione d’inchiesta era stato Matteo Renzi ieri a sfidare il centrodestra: “Sono curioso di vedere se Fdi voterà questa commissione d’inchiesta sui dossier. Noi siamo favorevoli e alla proposta di Nordio noi votiamo sì. Una parte della maggioranza e di Fdi farà di tutto per affossare la commissione”. Sempre nell’area centrista è Enrico Costa, deputato di Azione che ha firmato molte norme approvate dal centrodestra, a sollecitare il ministro guardasigilli: “Perché Nordio chiede al Parlamento di istituire una commissione d’inchiesta dai tempi biblici e non manda gli ispettori nelle procure dove ci sono state le fughe di notizie?”.

Nel frattempo il capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio Tommaso Foti se la prende in particolare con il Partito democratico. “Di fronte a questa preoccupante attività di spionaggio, che interessa prevalentemente il periodo compreso tra l’1 novembre 2019 e il 24 novembre 2022, la posizione defilata della sinistra, e in particolare modo del Pd, lascia perplessi” dice. E’ lui a parlare di “un tentativo di condizionare la composizione del nuovo governo Meloni, attraverso l’acquisizione illecita e la diffusione strumentale di notizie false. Se così fosse si configurerebbe un atto di natura eversiva. A parti inverse la Schlein avrebbe occupato la Camera”. A rispondere oggi è l’omologa dem Chiara Braga: “Assistiamo da giorni al tentativo della destra di fomentare un clima di allarme e vittimismo – risponde a SkyTg24 – Siamo stati tra i primi a denunciare i pericoli e a voler chiedere di fare chiarezza sulla ricerca di informazioni riservate che coinvolge politici e cittadini, ma il complottismo non aiuta a comprendere l’accaduto”. “Si vuole usare una vicenda davvero preoccupante – rileva Braga – per indebolire istituzioni fondamentali come la Procura nazionale antimafia e comprimere la libertà di stampa”.