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Preside viene licenziato e perde 121.000 euro di pensione per aver preso un caffé più lungo di quello pagato: tutto per 4 euro di differenza

La questione, raccontata i primi giorni del 2024, sta tenendo tutt'ora banco nel paese orientale e non solo, sollevando il dubbio se il provvedimento sia da considerare legittimo o meno

Un preside di una scuola media giapponese è stato licenziato per aver preso un caffè più lungo rispetto a quello pagato. Oltre il danno anche la beffa per l’oramai ex responsabile dell’istituto che, oltre ad esser stato sollevato dall’incarico, secondo il Board of Education, non riceverà la pensione valutata a circa 20 milioni di yen (121.000 euro). La questione, raccontata i primi giorni del 2024, sta tenendo tutt’ora banco nel paese orientale e non solo, sollevando il dubbio se il provvedimento sia da considerare legittimo o meno. Ma facciamo ordine.

Il ‘furto’ del dirigente, commesso 7 volte in totale, si aggirerebbe attorno ai nostri 4 euro. Il piano apparentemente ingannevole era tanto semplice quanto compromettente. Entrato nel locale per la consumazione della bevanda, il responsabile dell’istituto chiedeva un bicchiere di media taglia all’impiegato di turno. Poi si recava di fronte alla macchinetta e premeva il pulsante che gli avrebbe garantito un caffè di maggior quantità. Il prodotto “large” costa 180 yen, circa 1.14€ ed il preside, così agendo, risparmiava 45 centesimi in meno a consumazione. Nonostante per noi occidentali possa sembrare sì un’azione scorretta ma tutto sommato sorvolabile, per la visione nipponica il gesto è considerato da condannare anche, e soprattutto, perché il direttore dovrebbe fungere da esempio nei confronti degli studenti. Tutta questione di abitudini e cultura che avrebbe etichettato come “grave violazione del codice etico” il gesto del dirigente. La domanda però sorge spontanea: chi è stato a coglierlo in flagrante?

Ad assistere alla scena è stato un inserviente che non ha potuto fare a meno che chiamare la polizia. Il (ex) preside si è infine scusato con gli studenti e le loro famiglie in una dichiarazione rilasciata al consiglio, affermando che il suo ruolo era quello di dare l’esempio e incoraggiare la disciplina.