Diritti

L’8 marzo funziona come coi regali di mer*a: chiediamo diritti ma ci arriva tutt’altro

Vi capita mai di seminare indizi e lanciare segnali per far capire a un partner o familiare che regalo vi aspettate per un’occasione? Ad esempio, durante il giro in libreria dite frasi tipo: “Mi hanno parlato tutti benissimo di questo libro, è un’autrice portoghese… voglio leggerlo da un sacco ma non l’ho ancora preso”; oppure, sempre davanti allo stesso fioraio in centro: “Adoro i tulipani, sono i miei preferiti, è un fiore che sento mio e mi ricorda l’Erasmus in Olanda, uno dei periodi più belli della mia vita”.

Poi il giorno del compleanno, quando scartate con entusiasmo il pacchetto, da dietro lo strappo fa capolino la foto in primo piano di Silvio Berlusconi stampata sull’ultimo libro di Bruno Vespa o nel mazzo di fiori che consegna il corriere ci sono solo girasoli. Vi autoconvincete che è il gesto a contare, sorridete e silenziosamente pensate: “Ma perché non ascoltano?”.

Ecco, a noi succede così con le Istituzioni, i media, le aziende, i luoghi di lavoro. Ogni anno chiediamo le stesse cose, anche in modo più plateale ed evidente: vogliamo non essere ammazzate, picchiate, stuprate. Vogliamo poter contare su un’educazione sessuale e affettiva in cui si parli di corpi e di consenso, di orientamenti sessuali e identità di genere. Vogliamo essere pagate come gli altri e avere politiche familiari che sostengano davvero i giovani genitori, sia che lavorino sia che non lo facciano. Più giorni per il congedo di paternità, che il patriarcato muore un po’ anche a colpi di pannolini cambiati e panni stesi.

Vogliamo fare colloqui di lavoro in cui non veniamo scelte sulla base di come rispondiamo a “pensa di avere figli in futuro?”. Se fosse possibile, poi, ma questo è proprio il sogno nel cassetto, ci sarebbe anche quella questione di poter abortire ovunque in Italia in sicurezza e nella sede in cui ci siamo recate, invece di essere rimbalzate in mezza regione perché “signora, l’unico dottore che lo fa questa settimana è in ferie”. Vogliamo le strade delle città con i nostri nomi sopra (le donne nella toponomastica dei capoluoghi italiani sono meno del 7%) e vogliamo che siano accessibili anche a chi tra noi ha una disabilità.

Sarebbe bello anche se i media parlassero di noi come si deve, poiché non siamo “una donna a capo di” o “una donna vince premio per”, siamo dirigenti, studiose, atlete con nomi e cognomi e li vorremmo nei titoli. Di recente sulla Rai è andato in onda il film sulla vita di Franco Califano intitolato Califano, prima ancora quello su un altro cantautore italiano, Fabrizio De André – Principe Libero, mentre per la pellicola in arrivo sull’astrofisica Margherita Hack il titolo scelto è Margherita delle stelle. Qualche anno fa la miniserie su Oriana Fallaci era solo Oriana. Il biopic su Fernanda Wittgens? Che ve lo dico a fare, semplicemente Fernanda. Indovinate quello sulla carriera di Carla Fracci, dai. È facile. Carla!

Se vi piace questo giochino, ogni giorno sulla pagina @ladonnaacaso trovate notizie in cui i nostri cognomi sono stati inghiottiti in un buco nero, come i 49 milioni della Lega. A proposito, il regalo che non passa mai di moda, si sa, sono i soldi: e dove stanno quelli per i consultori? Per gli asili nido? Per i centri antiviolenza? E per l’Iva al 5% su assorbenti e prodotti di prima infanzia? Ah, mi stavo dimenticando: vogliamo vestirci come ci pare senza essere chiamate puttane o cessi a pedali.

Insomma, le nostre richieste sono queste qui e, come per tutte le liste dei desideri, ognuno poi aggiunge le questioni a cui tiene, che si intersecano per forza di cose con le lotte femministe, dalla legge sulla cittadinanza ai diritti delle persone trans, passando per carceri, sanità pubblica e giustizia per la Palestina.

Tra tutte queste necessità, cosa si sceglie di regalarci invece? Vado in ordine sparso, ma comincio con la notizia più bella: il Comune di Genova crea tre gusti di gelato per celebrare la Giornata della Donna. Ora sì che tutti potranno cogliere il vero significato della giornata di oggi, però fate proprio due riflessioni veloci altrimenti si scioglie. Il Ministero della Cultura ci delizia con parchi, giardini e musei gratuiti, consiglio di farlo più spesso e per tutti dato che la cultura non è lusso per un giorno soltanto. Il Comune di Firenze illumina di giallo mimosa le porte storiche della città, che fortunelle!

Note catene di supermercati e prodotti per la casa spaziano da colorati foulard a detergenti per lavatrici in omaggio, sicuramente utile per famiglie in difficoltà, però ribadisco: perché proprio oggi? Non ci facciamo mancare i più classici free-drink in discoteca e la bollicina in omaggio dai ristoratori. Via mail codici sconto per festeggiare la donna spendendo in make-up e gioielli, così pure quest’economia la facciamo girare. Aspetto con ansia le ospitate in tv con la spilletta gialla sulla giacca e le interviste – agli uomini ovviamente – su quanto le donne siano creature speciali.

Questa valanga di gesti vuoti, codicini e regalucci è lo specchio del problema più grosso tra tutti quelli citati prima: non ci ascoltate. Lo raccontavo all’inizio: chiediamo a gran voce una cosa e ce ne danno sempre un’altra che non serve a nulla, come i regali di merda. Solo che non sono regali, sono diritti.