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Boris Nadezhdin, ecco il candidato pacifista russo (che non spaventa Putin): il voto delle opposizioni che serve a ‘contare’ i critici

Migliaia di russi si sono messi in fila per sostenere la nomina di Boris Nadezhdin, candidato alle elezioni presidenziali che si terranno in Russia nel marzo 2024. Gli analisti prevedono naturalmente la vittoria di Vladimir Putin che si candiderà per la quinta volta, ma in tutto il Paese diversi cittadini hanno comunque deciso di mettersi in fila per diverse ore per mettere la propria firma a favore di Nadezhdin. Nonostante molti di loro avessero sentito il suo nome per la prima volta solo quest’autunno.

UN POLITICO INDECISO – Boris Nadezhdin, 60 anni, è un consigliere municipale nella regione di Mosca che non si è mai fatto conoscere per iniziative particolari, anche se gli piace parlare di sé come di un politico con 30 anni di esperienza. La sua carriera difficilmente può essere definita trionfante o anche coerente. Negli Anni 90 Nadezhdin fu eletto nel consiglio comunale di Dolgoprudny, nella regione di Mosca. Riuscì a lavorare come consigliere di Boris Nemtsov, un eminente oppositore e critico del regime di Putin assassinato in circostanze sospette nel 2015, e come assistente di Sergei Kiriyenko, l’architetto della politica interna del Cremlino. Nel 1999 Nadezhdin è stato eletto alla Duma di Stato per l’unica volta e da allora non ha più ricoperto incarichi di importanza federale o regionale.

Negli anni successivi, ha collaborato con i partiti leali al regime e nel 2015 ha addirittura partecipato alle primarie di Russia Unita la formazione di Vladimir Putin. Ha tentato più volte di essere nominato da partiti che, alla fine, non riuscivano a entrare nella Duma. Negli ultimi anni è apparso principalmente in talk show politici sui canali federali, dove gli è stato assegnato il ruolo del tipico “oppositore”. Nel 2022, Nadezhdin si è pubblicamente opposto alla guerra, definendola tuttavia una “operazione militare speciale” come imposto dal governo. Rispondendo alle domande dei giornalisti ha più volte ribadito di non essere “un ribelle” e ha sottolineato che rispetta la legislazione russa.

CANDIDATO PACIFISTA – Pertanto, un mese fa, quando Nadezhdin ha annunciato che si sarebbe candidato alle Presidenziali del 2024, nessuno aveva dubbi sul fatto che la sua candidatura fosse stata concordata con il Cremlino. La pratica non è nuova: ogni volta, prima delle elezioni presidenziali, a qualche politico poco appariscente e dall’aspetto indipendente viene assegnato il ruolo di candidato “liberale”, il cui compito è attirare voti di protesta e valutare il potenziale di opposizione dei russi. Nadezhdin, ovviamente, respinge categoricamente queste voci. Alla domanda dei giornalisti indipendenti “perché tutti vengono puniti per aver criticato la guerra e lei no?”, il timido liberale risponde: “Non lo so”.

È ovvio che l’amministrazione presidenziale ammetterà solo i candidati che hanno dato la garanzia di non superare certi limiti. Tuttavia, Nadezhdin potrebbe essere l’unico nella lista che si è pronunciato direttamente contro la guerra in Ucraina. Oggi Nadezhdin si definisce un “oppositore di principio della politica” di Putin che “ha commesso un errore fatale lanciando l’operazione speciale”. Se eletto presidente, Nadezhdin promette di liberare tutti i prigionieri politici, di offrire all’Ucraina negoziati di pace e un cessate il fuoco, di riportare a casa i soldati mobilitati e di formare un nuovo governo. Inoltre, “offrirà alla Russia di abbandonare il confronto con l’Occidente” e il conflitto “forzato” con la Nato.

L’UNICA OPZIONE PER LE OPPOSIZIONI – Immediatamente sono sorte controversie tra i politici dell’opposizione russa sulla candidatura di Nadezhdin. Sebbene condanni pubblicamente la guerra in Ucraina, si oppone alle riparazioni e alla responsabilità collettiva dei russi e non accetta la possibilità di restituire all’Ucraina la Crimea, il Donbass o altri territori occupati. Promette inoltre che non estraderà né Putin né Strelkov per portarli davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aja e, ad esempio, giustifica l’invasione della Georgia da parte della Russia nel 2008. Tuttavia, a gennaio, l’opposizione russa ha raggiunto un compromesso e invitato i cittadini a votare per Nadezhdin, l’unico candidato nella campagna presidenziale del 2024 con una chiara posizione pacifista. I politici Maxim Kats e Mikhail Khodorkovsky, i soci di Alexei Navalny, i blogger e i giornalisti d’opposizione ammettono che anche se è difficile “chiudere gli occhi” rispetto alla sua reputazione controversa, non ci sono altre opzioni.

Per candidarsi alle elezioni, Nadezhdin aveva bisogno di raccogliere 100mila firme di cittadini russi entro la fine di gennaio. Dopo essere stato sostenuto da questi opinion leader, la raccolta delle firme è andata meglio e il politico ha ricevuto non solo i voti necessari, ma molti di più: quasi 200mila. Le code per firmare si sono formate non solo nelle città russe, ma anche all’estero: a Berlino, Amsterdam, Parigi, Yerevan, Tbilisi, Tel Aviv e altri centri di emigrazione russa. Tutti coloro che sono contrari alla guerra e favorevoli al cambio di potere. “Che ci sia almeno una persona decente nella scheda elettorale”, dicono.

SIMBOLO DELLA PROTESTA – “Qui non c’entra nulla la personalità di Boris Nadezhdin. Sta semplicemente esprimendo l’agenda anti-guerra”, spiega il politico d’opposizione russa Mikhail Lobanov. Il sostegno a Nadezhdin si è trasformato essenzialmente in una protesta legale contro la guerra. Kirill Rogov, politologo e direttore del progetto analitico Re:Russia, concorda sul fatto che la figura di Nadezhdin non è così importante: “Oggi contano solo le persone che vogliono firmare per lui, solo il loro numero, solo le code. Queste persone non firmano per Nadezhdin, firmano per se stesse”. La politologa Ekaterina Shulman osserva che una tale reazione pubblica indica una richiesta sociale repressa: la necessità di un’azione civile che non sia senza speranza e non sia immediatamente punibile è molto grande. “È come una boccata d’aria fresca nella situazione di colossale stanchezza dovuta al potere di una sola persona”, scrive il politologo Abbas Gallyamov.

Anche il politologo filogovernativo Sergei Markov è d’accordo: “Le firme a sostegno di Nadezhdin sono una sublimazione della protesta. Le persone trovano modi legali e accettabili per dire no alle autorità”. Inoltre, le folle sembrano confutare il discorso pubblico secondo il quale sono poche le persone che si oppongono a questa guerra e a questo regime. “I video e le foto delle code producono un effetto incoraggiante. È chiaro che nel Paese rimangono persone con una mentalità d’opposizione”, afferma il giornalista Dmitry Kolezev. Nel frattempo i propagandisti, cogliendo l’occasione, chiedono di creare di queste persone un “database di potenziali terroristi“.

Per quanto riguarda le autorità, il Cremlino afferma che non considerano Nadezhdin un vero rivale alle elezioni. Fyodor Krasheninnikov, analista politico russo d’opposizione, conferma: “La ragione per cui Nadezhdin non è stato bloccato subito è perché sembrava completamente senza speranza”. Tra l’altro, poche persone credono che il regime permetterà a Nadezhdin di registrarsi come candidato per le elezioni. Il politico stesso, dopo il clamore che ha fatto il suo nome, ha ammesso che sarebbe semplicemente felice di sopravvivere a tutto questo: “Spero che alla fine di questa campagna elettorale rimarrò vivo, libero e non un agente straniero”.