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“Non abbiamo detto a Sinisa che stava per morire. Quando è andato via abbiamo sentito intorno a lui una forza enorme”: il ricordo di Arianna Mihajlovic a ‘Verissimo’

La vedova di Sinisa Mihajlovic racconta nel salotto di Silvia Toffanin il calvario della malattia e gli ultimi istanti di vita dell'allenatore: “Gli ho preso la mano e ho detto 'Amore non ti preoccupare ci penso io ai ragazzi, vai', appena ho pronunciato queste parole è morto”

“Fino agli ultimi giorni correva, non pensava di morire”. Arianna Mihajlovic racconta a Verissimo la malattia e la scomparsa del marito Sinisa. A poco più di un anno da quella perdita che ha commosso un intero Paese, la vedova ripercorre le tappe di un percorso fatto certamente di sofferenza ma anche di tanto amore. “È stato un anno difficilissimo – esordisce Arianna Mihajlovic – Inizialmente non riuscivo a prendere coscienza di quel che mi era successo, quindi i primi mesi ero veramente scioccata e non riuscivo a fare nulla. Piano piano, con l’aiuto di un professionista sto cercando di elaborare il lutto […] Il mio analista mi ha detto: ‘Arianna hai due possibilità: o vivere o morire’. Io ho scelto di vivere, l’ho fatto per i miei figli e per onorare la memoria di Sinisa”.

LA MALATTIA PIOMBA IN CASA MIHAJLOVIC – Le prime avvisaglie che qualcosa non andava sono arrivate durante le vacanze estive in Sardegna: “Io mi ero accorta della sua stanchezza, si addormentava spesso dopo pranzo, cosa che non faceva mai” rivela Arianna. Dopo ulteriori segnali Sinisa si è sottoposto a degli accertamenti: “La cosa che mi fa più male è che avevano sospettato la leucemia” racconta la vedova, “però lui doveva aspettare gli esiti degli esami e non ha detto nulla a nessuno per due giorni. L’idea che lui stesse in una camera per due giorni senza condividere questa sofferenza mi ha fatto stare male. Quando mi ha telefonato io ho pensato a qualche offerta di lavoro all’estero. Lui bruscamente mi ha chiamato e ha detto ‘Amore ho la leucemia’”.

Un duro colpo per l’intera famiglia, eppure l’istinto è stato quello di reagire: “La prima volta eravamo molto forti perché veramente pensavamo di vincerla. Dopo due anni e mezzo ha avuto la ricaduta ed io sono crollata perché ho avuto paura veramente di perderlo. Lì ho capito che la situazione era grave. Lui ha subìto un secondo trapianto tostissimo. I quattro anni precedenti alla morte sono stati devastanti. Io vedevo nei suoi occhi il terrore. Devo riprendermi ancora da questi momenti perché sono stati molto forti”.

LA “BUGIA” DI ARIANNA MIHAJLOVIC – L’ultima speranza per Mihajlovic era una cura sperimentale a Bergamo che però non ha funzionato: “Fino agli ultimi giorni correva, non pensava di morire” confida la moglie a Silvia Toffanin. “I medici mi hanno convocata per dirmi che non c’era più nulla da fare. Durante il viaggio di ritorno lui non mi ha mai parlato della morte, mi ha guardato e ha detto: ‘Mi spiace solo di non poter veder crescere i miei figli’. Poi mi sono confrontata con loro e abbiamo deciso di non dirglielo: abbiamo vissuto l’ultimo mese sapendo che lui sarebbe morto. Ma Sinisa era all’oscuro di tutto. Fingere è stato molto doloroso”. Infine il momento in cui Mihajlovic è volato via: “La cosa bellissima (tra virgolette) è che in quel momento eravamo tutti lì” ricorda commossa Arianna, che prima di lasciarlo andare via è riuscita a dirgli una frase importante. “Lui respirava a fatica, io gli ho preso la mano e ho detto ‘Amore non ti preoccupare ci penso io ai ragazzi, vai’, appena ho pronunciato queste parole è morto, ha fatto l’ultimo respiro. È stato bruttissimo ma abbiamo sentito intorno a lui una forza enorme”.