Politica

Pozzolo fu cacciato pure da An. Fini: “Si capì che era un balengo, un violento estremista verbale e lo accompagnammo alla porta”

Non solo la sospensione da Fratelli d’Italia e quella dalla Lega. Emanuele Pozzolo fu anche allontanato da Alleanza Nazionale. A raccontarlo è stato Gianfranco Fini in un’intervista a Il Foglio, rispondendo a una domanda sul deputato di Fdi con la pistola, al centro della vicenda dello sparo di capodanno. “Quando ero presidente di An, lo allontanammo, senza nemmeno espellerlo, dalla federazione di Vercelli perché era un violento estremista verbale. Il suo caso non finì sulla mia scrivania, ma se ne occupò Donato Lamorte, capo della mia segreteria politica. Capimmo che era un balengo, come si dice in Piemonte, e lo accompagnammo alla porta: via, andare”, ha raccontato l’ex presidente della Camera.

Dopo il proiettile esploso dalla pistola di Pozzolo, che la notte di Capodanno ha ferito il 31enne Luca Campana, la premier Giorgia Meloni ha chiesto la sospensione del parlamentare e il suo deferimento ai probiviri di Fratelli d’Italia. Alla domanda se ci sia un problema di classe dirigente in Fdi, Fini ha risposto: “C’è sempre quel vecchio proverbio dell’albero che quando cade fa più rumore della foresta che cresce. Tra il goliardico e l’approssimativo i casi sono pochi. I parlamentari di Meloni sono circa 150: finora quelli, diciamo, irregolari saranno cinque o sei”.

Ma Pozzolo non ha solo un passato in An. E’ stato anche consigliere comunale della Lega a Vercelli, prima che Gianluca Buonanno, l’ex europarlamentare decededuto in un incidente stradale nel 2016, lo sospendesse. Lo raccontava lo stesso Pozzolo in una lettera inviata al sito Lo Spiffero: “La Lega Nord (con documento ufficiale risalente al giugno 2011 e firmato dall’onorevole Gianluca Buonanno) ha sospeso il sottoscritto dal partito per sette mesi adducendo a una non meglio precisata indegnità politica e morale”. All’epoca il futuro deputato con la pistola aveva preso male la sospensione dal Carroccio, come ricordava La Stampa: “Gli strali dei servi di partito nei miei confronti sono per me un vanto”.