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Rissa tra Lega e Fratelli d’Italia sulla Sardegna, il vice di Salvini minaccia: “Salta Solinas? Allora si riapre il tavolo su tutte le Regioni”

La Sardegna è diventata un dispositivo ad orologeria sotto al tavolo della maggioranza di governo. Le Regionali si avvicinano e Fratelli d’Italia fa la voce del padrone (della coalizione) ormai da settimane. Vuole mettere da parte il presidente uscente Christian Solinas, leader del Partito sardo d’azione e alleato strettissimo della Lega di Matteo Salvini, e candidare il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu. Giovedì il vertice tra le forze del centrodestra è andato molto per le lunghe eppure è andato malissimo. Fdi dalla sua ha il sostegno di Forza Italia e di altri partiti e così l’ultimo capitolo, che si registra oggi, è segnato dalle dichiarazioni del vicesegretario leghista Andrea Crippa: “La Lega è per riconfermare i presidenti uscenti, se così non fosse anche per una sola Regione, si riaprirebbero i giochi e il tavolo su tutte le altre”. Una minaccia che non sembra spaventare il partito della presidente del Consiglio: il nome di Truzzi è “ufficiale”, sottolinea Antonella Zedda (coordinatrice di Fdi in Sardegna) e se la Lega, insieme al Psd’Az, intende “tagliare i ponti con il centrodestra, faccia pure”.

Il riferimento ai “presidenti uscenti” fatto da Crippa si lega alle altre Regioni che andranno al voto e vedranno la riconferma di tutti i governatori di centrodestra: Marco Marsilio in Abruzzo in quota Fratelli d’Italia, Alberto Cirio in Piemonte come esponente di Forza Italia, Donatella Tesei in Umbria per la Lega. A questi si aggiunge anche un altro esponente di Forza Italia, Vito Bardi, ex ufficiale della Guardia di Finanza e da cinque anni presidente della Basilicata, che nei mesi scorsi è sembrato sulla graticola come il collega sardo Solinas per volontà di Fratelli d’Italia, ma sul quale alla fine si è trovata l’intesa di tutto lo schieramento.

Non è andata così per il presidente uscente della Sardegna – protagonista di non pochi inciampi durante la legislatura, non per ultimi quelli giudiziari – e ora le ultime parole dai vertici della Lega non aiutano certo il confronto. Fdi viene descritta come contrariata e – mentre continua a parlare di “unità della coalizione” – non ha intenzione di cedere su un candidato definito “irrinunciabile”. A poco o nulla, apparentemente, sono servite le parole distensive della premier Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di fine anno: “Le differenze sono un valore aggiunto: anche alle Europee possiamo crescere tutti, se i cittadini ci danno il consenso”. A Crippa che dice “non c’è alcun motivo per cambiare nomi”, Fratelli d’Italia risponde che la logica degli uscenti è già saltata lo scorso anno con la staffetta Musumeci-Schifani in Sicilia (il primo era un nome di Fdi, il secondo di Fi). Se a questo si aggiungono le fibrillazioni registrate nella Sardegna di Solinas e la considerazione che, nelle amministrazioni regionali, FdI attualmente sia largamente sottorappresentata rispetto alla sua forza politica (a differenza della Lega che governa realtà importanti come Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia), si comprende perché il partito non intende rinunciare a Truzzu. Il nodo è avviluppato a tal punto che l’ipotesi è che alla prossima riunione del tavolo nazionale del centrodestra potrebbero presentarsi anche i tre leader dei partiti principali del centrodestra, cioè Meloni, Salvini e Tajani.

Non è più serena la situazione nel campo progressista. Partito democratico e Movimento 5 Stelle che, nonostante le dichiarazioni d’intenti, fanno fatica a costruire intese. In Piemonte, ad esempio, nella prima riunione sulla candidatura da contrapporre al governatore Cirio, i giallorossi hanno rilevato solo “ampie distanze” (c’è il no dei 5 Stelle sulla deputata democratica Chiara Gribaudo). In Sardegna, dove pure hanno trovato una convergenza sull’ex viceministra M5s Alessandra Todde c’è la “grana” dell’ex presidente Renato Soru che si ricandiderà comunque, sottraendo voti da sinistra. Ancora niente di fatto né in Umbria (dove però c’è più tempo perché si voterà in autunno inoltrato) né in Basilicata, mentre in Abruzzo a mettere tutti d’accordo è stato il nome dell’ex rettore dell’università di Teramo Luciano D’Amico.

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Nella foto in alto | Meloni, Solinas e Salvini a un evento della campagna elettorale 2019