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Raid di Israele a Beirut, ucciso il numero due di Hamas. Il leader: “Non ci sconfiggeranno”. L’esercito israeliano in “stato di allerta elevata”

Un’esplosione a Moucharrafié, quartiere della periferia sud di Beirut, scuote il Medio Oriente. Tra le macerie del palazzo colpito sono state recuperate almeno sei vittime: tra loro il numero due dell’Ufficio politico di Hamas, altri esponenti del gruppo e due comandanti delle Brigate al-Qassam. È questo il bilancio di un raid israeliano nella capitale del Libano. Anche se Tel Aviv non ha ancora rilasciato nessun commento ufficiale, che ci sia Israele dietro l’attentato è stato confermato anche da funzionari della Difesa statunitense a diverse testate americane. La principale vittima del raid effettuato con un drone è Saleh al-Arouri, esponente di spicco di Hamas e fondatore del braccio armato del gruppo, le Brigate Ezzedin al-Qassam. Al-Arouri era il vice del capo dell’Ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh.

Haniyeh: “Questi episodi aumentano forza di Hamas” – E proprio Haniyeh è intervenuto per commentare quello che ha definito “un atto terroristico totale, una violazione della sovranità del Libano e un’espansione del cerchio dell’aggressione contro il nostro popolo e la nostra nazione”. Per il capo dell’ufficio politico di Hamas la morte di al-Arouri “proprio come gli omicidi di Ahmed Yassin e Abdel Aziz Rantisi, non fermerà la rivoluzione palestinese“. Hamas “non sarà mai sconfitto”, ma anzi questi episodi “ne aumentano la forza, la solidità e la determinazione inflessibile”, ha proseguito Haniyeh, ricordando che “questa è la storia della resistenza e del movimento che dopo l’assassinio dei suoi leader diventa più potente e determinato”. Un assassinio che per Hezbollah “non resterà impunito”. Per il movimento sciita libanese filoiraniano quanto accaduto è “un’aggressione contro il Libano, il suo popolo, la sua sicurezza, sovranità e resistenza”. “Consideriamo il crimine di assassinare lo sceicco Saleh al-Arouri, nel cuore del sobborgo meridionale di Beirut, come un grave attacco al Libano e uno sviluppo pericoloso nel corso della guerra”, si legge ancora nella dichiarazione di Hezbollah.

Esercito in stato di allerta elevata – E così aumenta anche la tensione sulle possibili reazioni all’uccisione di al-Arouri . “Siamo in stato di allerta elevata di fronte a qualsiasi sviluppo”, ha affermato il portavoce militare Daniel Hagari. Per il momento, ha aggiunto, ”siamo concentrati nella guerra a Gaza”. Hagari ha inoltre consigliato alla popolazione di seguire con attenzione le istruzioni che giungono dal comando delle retrovie. Intanto Fatah, il partito del leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas, ha proclamato per mercoledì uno sciopero generale in Cisgiordania in reazione all’uccisione a Beirut del numero due di Hamas. Lo riporta il Times of Israel secondo cui la decisione dimostrerebbe l’alta popolarità di cui godrebbe Hamas oggi in Cisgiordania.

“Stop ai negoziati” – Fonti diplomatiche arabe hanno annunciato in serata ad Haaretz che l’assassinio di al-Arouri ha interrotto i negoziati per un accordo tra Israele e Hamas, e ora i colloqui si stanno concentrando sulla prevenzione dell’escalation, soprattutto nel nord di Israele. Secondo le fonti coinvolte nei colloqui mediati da Egitto e Qatar, “l’assassinio ha cambiato la situazione e ora non è possibile alcun progresso. Lo sforzo ora è quello di garantire che qualsiasi risposta, soprattutto dal Libano, sia misurata e consentire l’eventuale prosecuzione dei negoziati”. Secondo quanto riferisce il canale televisivo Channel 13, citando funzionari israeliani, le autorità di Tel Aviv non hanno informato la Casa Bianca del piano di eliminare Saleh al-Arouri prima del raid, ma lo avrebbero fatto solo mentre era in corso l’attacco a Beirut.

Jihad: “Israele pagherà” – Il primo ministro libanese Najib Mikati ha condannato l’attacco israeliano. Un raid, si legge in una nota diffusa dal premier, che “punta a trascinare il Libano in una nuova fase della guerra” con Israele. Un “vile attacco sionista”, lo ha definito Hamas sul suo canale ufficiale mentre Ahsan Attia, membro dell’ufficio politico della Jihad islamica, ha affermato – riporta Haaretz – che Israele “pagherà il prezzo dei suoi crimini, compreso l’assassinio di Saleh al-Arouri”. “I codardi omicidi compiuti dall’occupante sionista contro i leader e i simboli del nostro popolo palestinese dentro e fuori la Palestina non riusciranno a spezzare la volontà e la resilienza del nostro popolo”, ha affermato Ezzat al-Rishq, membro dell’ufficio politico di Hamas. Saleh al- Arouri aveva una taglia americana da cinque milioni di dollari sulla testa sin dal 2015, quando il governo degli Stati Uniti lo designò “terrorista globale”. Al Jazeera ricorda inoltre che ad ottobre le forze israeliane avevano demolito la sua casa vicino a Ramallah.

Da Tel Aviv nessun commento ufficiale – Nessun commento ufficiale, al momento, sull’attacco a Beirut è arrivato invece da parte israeliana. Il premier Benyamin Netanyahu ed il ministro della difesa Yoav Gallant sono stati impegnati in consultazioni al ministero della Difesa di Tel Aviv. La convocazione del Gabinetto di guerra è così slittata di due ore. Solo Danny Danon, deputato del partito Likud del premier, si è congratulato con le forze di sicurezza per l’uccisione a Beirut di Salah al-Arouri. Secondo Channel 12, il segretario di gabinetto Yossi Fuchs ha inviato una comunicazione ai ministri perché si astengano dai commenti. Mark Regev, consigliere del primo ministro Netanyahu, ha affermato che “chiunque sia stato” ad effettuare il raid dove è rimasto ucciso al-Arouri “ha compiuto un attacco chirurgico contro la leadership di Hamas” e non “un attacco contro lo Stato libanese”. Un possibile attacco di Israele a Beirut era stato evocato solo pochi giorni fa dal ministro israeliano della difesa Yoav Gallant nel corso di una conferenza stampa. In risposta alla domanda di una giornalista della televisione pubblica Kan, che voleva sapere in quali circostanze Israele avrebbe stabilito che nel Libano sud era stata varcata una “linea rossa”, la risposta di Gallant era stata lapidaria: ”Se sentirete che abbiamo attaccato a Beirut, comprenderete che loro hanno varcato la ‘linea rossa’”. In precedenza più volte i dirigenti di Israele hanno minacciato di eliminare i dirigenti di Hamas, ovunque essi si trovino.

Il video Haniyeh prima del raid in Libano – Poche ore prima dell’attacco a Beirut, Haniyeh era tornato a parlare, in un video, sottolineando di essere “aperti” all’idea di un governo unico palestinese per Cisgiordania e Gaza. Nel suo discorso televisivo il capo dell’ufficio politico di Hamas ha fatto anche sapere che “gli ostaggi saranno rilasciati solo alle condizioni stabilite dalla resistenza che è padrona dello spazio e del tempo a Gaza e in Palestina”. Parlando dei negoziati e sottolineando che Hamas ha trasmesso le sue posizioni al Qatar e all’Egitto, Haniyeh ha precisato che sono basate sulla “completa cessazione dell’aggressione”. Secondo quanto riferito dalla tv al-Mayadeen, legata agli Hezbollah libanesi, Hamas e Jihad Islamica avrebbero infatti presentato un documento comune all’Egitto che indica come “prima clausola il cessate il fuoco e il ritiro completo delle forze” israeliane “dalla Striscia di Gaza” per qualsiasi passo in avanti nei negoziati sul rilascio degli ostaggi trattenuti nell’enclave palestinese dall’attacco del 7 ottobre in Israele. Haniyeh si è detto anche ottimista sugli esiti del conflitto: “La nostra resistenza, i suoi leader e uomini stanno benissimo, il nemico sarà sconfitto e la vittoria è vicina”.

Attacchi intensificati – Tutto questo avviene mentre Tel Aviv ha intensificato nella notte gli attacchi nel centro e nel sud della Striscia di Gaza. L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che 15 civili sono stati uccisi in un bombardamento che lunedì sera ha colpito una casa a Deir el-Balah: altre vittime nel campo profughi di Nuseirat e nel centro della città meridionale di Khan Yunis. L’ultimo dato fornito dalle autorità locali è di 22.185 morti nella Striscia per effetto degli attacchi di Tel Aviv.

Gallant: “Non ci fermiamo” – Intanto il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant durante un sopralluogo nella striscia di Gaza assicura che “la sensazione secondo cui noi staremmo per fermarci non è giusta. Se non prevaliamo in maniera netta non potremmo resistere nel Medio Oriente”. “La guerra – ha aggiunto Gallant – adesso è a Khan Yunis. Stiamo compiendo uno sforzo in diversi passaggi, sia sopra i tunnel sia in profondità. Arriviamo (ai capi di Hamas, ndr) da tutte le direzioni”. L’esercito ha ordinato agli abitanti di Nusseirat (nel settore sud della Striscia) di spostarsi ancora più a sud, verso Deir el Ballah, perchè sta estendendo le operazioni.

Il discorso del leader di Hezbollah – Sempre sul fronte libanese è atteso per mercoledì, alle 18 ora di Beirut, un discorso del segretario generale di Hezbollah Sayyed Hasan Nasrallah, in occasione del quarto anniversario della morte del generale iraniano Qassem Soleimani e del comandante delle Forze popolari di mobilitazione irachene Abu Mahdi Al-Muhandis (uccisi da droni Usa presso l’aeroporto di Baghdad). I temi principali del discorso – secondo quanto anticipato prima dell’attacco a Beirut – saranno gli ultimi sviluppi della guerra a Gaza e gli scontri militari in corso tra Hezbollah e l’esercito israeliano al confine Israele-Libano.

Morti in Cisgiordania – In tutto questo, quattro giovani palestinesi (Walid Radwan di 18 anni, Qusai Jamal Adwan di 21, Iyad Shbeita di 22 e Mohammad Abdefattah Radwan di 29) sono stati uccisi ad Azzun, in Cisgiordania (nella provincia settentrionale di Qalqilya) dopo che le forze dello Stato ebraico hanno fatto irruzione in città. Secondo le Idf (Israeli defence forces, l’esercito israeliano) si trattava di quattro terroristi armati che avevano attaccato i soldati con esplosivi dall’interno di una casa in cui si erano barricati: dopo avere individuato l’edificio – è il resoconto – i militari hanno iniziato uno scambio a fuoco, durante il quale uno di loro è rimasto ferito.