Calcio

Ti ricordi… Milan Rapaić, il croato tutto dribbling, gol e furbate che fece innamorare Perugia (dove arrivò grazie ai soldi del padre)

Partenza da centrocampo, due avversari saltati e sinistro potentissimo nel sette: se fai un gol così e ti chiami Messi o Ronaldo lo ricorderanno tutti, vita natural durante. Se invece ti chiami Milan Rapaić e quel gol lo hai fatto con la maglia del Perugia contro il Cagliari 25 anni fa allora tocca a Ti ricordi ripescarlo. Un capolavoro vero, paradossalmente ricordato molto meno rispetto a un altro gol ben meno bello e frutto del suo sinistro, sì, ma inteso come braccio: una schiacciata contro il Napoli che incredibilmente l’arbitro Marcello Nicchi convalidò. Capace di gol e giocate incredibili, a patto però di non farci l’abitudine, che il calcio è solo un divertimento: questo era Milan Rapaić da Nova Gradiska. Non solo questo, per la verità: classe 1973 comincia a giocare per l’Hajduk in concomitanza con gli anni brutti della guerra, anni che però evidentemente non induriranno il suo animo. Nel 1996 ha già vinto tre campionati croati e quello croato è un mercato che inizia ad essere guardato con attenzione sempre maggiore: tanti talenti, prezzi relativamente bassi.

Bassi ma non troppo per il vulcanico Luciano Gaucci, che ha riportato il Perugia in A e punta a rimanerci. A notare Milan è il rampollo Alessandro per la verità, all’epoca amministratore delegato: l’Hajduk però chiede troppo al Perugia e l’affare rischia di sfumare, ma a quel punto entra il gioco il papà di Milan, che pur di assicurare al figlio un futuro in Serie A sborsa di tasca propria la differenza tra l’offerta perugina e la richiesta del club croato. A Perugia Milan trova Kocic, portiere serbo: si teme, viste le ferite della guerra, una difficile convivenza tra i due, che invece diventeranno migliori amici e compagni di stanza. Si presenta con qualche chilo in più alla corte di Galeone, ma con una dieta particolare riesce a rientrare in forma, tanto da diventare uno dei beniamini assoluti di Perugia per la sua andatura particolare, i dribbling e i bei gol: alla Sampdoria, alla Roma sia all’andata che al ritorno e al Napoli, di mano. È aprile e i grifoni, passati dalla guida di Galeone a quella di Scala sono in piena lotta salvezza: il Napoli di Simoni va in vantaggio con Aglietti e su un calcio d’angolo Rapaić la schiaccia letteralmente alle spalle di Taglialatela. Un episodio chiaro a tutti meno che a Nicchi, al rientro dopo mesi di sospensione dovuti all’assurda espulsione di Kennet Andersson, che per provare a dirimere la questione chiederà al diretto interessato: ma Rapaić aveva già esultato come un matto prima, all’arbitro dirà “l’ho presa col mento” e il gol sarà convalidato.

Quei punti tuttavia non serviranno a salvare il Perugia dalla retrocessione. Milan resterà anche in B, partecipando con 5 gol e un rigore segnato nello spareggio contro il Torino all’immediato ritorno degli umbri in massima serie. Quella successiva sarà la sua migliore stagione: il gol al Cagliari già menzionato e forse quello ancora più bello contro il Bologna, con slalom dalla linea di fondo e sinistro all’angolino, e altri sette gol bellissimi in un tandem con Nakata che fece impazzire i tifosi umbri.
Anche se pare che una delle sue prestazioni “indolenti” costò la panchina al compianto Ilario Castagner nell’intervallo, poiché reo, agli occhi del vulcanico patron Gaucci, di rifiutarsi di sostituire proprio Rapaić. Fa talmente bene in quella stagione Rapaić che a lui si interessa addirittura il Real Madrid: lui però ama Perugia e preferisce restare. C’è nella splendida stagione con Mazzone alla guida che vede il Perugia terminare al decimo posto. A quel punto però la cessione è inevitabile, con la squadra biancorossa che ha bisogno di far cassa: il Fenerbache offre dieci miliardi di lire, e considerando che era costato circa 700 milioni è una ottima plusvalenza da iscrivere a bilancio per il club umbro.

In Turchia fa benissimo, vincendo il campionato con 11 gol all’attivo. Meno positiva, a causa di problemi fisici, la stagione successiva che si concluderà con la partecipazione al suo primo Mondiale: quello in Giappone e Corea del 2002. Esperienza non fortunata, con la Croazia che non si qualificherà agli ottavi, ma che Rapaić ricorderà visto che l’unica vittoria in quella competizione porta la sua firma: proprio contro l’Italia, quando sull’uno a uno un pallone svirgolato in mezza rovesciata si infilerà all’incrocio dei pali alle spalle di Buffon. Tornerà in Italia, all’Ancona, risultando uno tra i meno peggio nella sciagurata stagione 2003 2004: una delle due uniche vittorie dei marchigiani in A, quella contro il Bologna, lo vede protagonista con una doppietta. Le ultime stagioni importanti le gioca allo Standard Liegi, in Belgio, per poi chiudere la carriera in patria al Trogir nel 2008 a 35 anni. Ha avviato la carriera imprenditoriale, nel campo energetico, rimanendo però anche nel calcio come consulente e aprendo un’agenzia di scouting. Tra dribbling, gol e furbate resta uno dei preferiti di Perugia: e Milan, ancora oggi, ricambia.