Diritti

“Gli stati Ue devono riconoscere la violenza digitale di genere, serve una definizione comune. Revenge porn? Termine sbagliato”

“Il problema quando parliamo di violenza digitale di genere è che la stiamo ancora concettualizzando come una vera e propria forma di violenza di genere.” A dichiararlo è Eleonora Esposito, dell’Università di Navarra ed esperta nazionale DG Connect della Commissione europea, durante il convegno dal titolo “La prevenzione della violenza contro le donne”, organizzato dall’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica. Ma perché è così importante che ci sia all’interno degli Stati membri una definizione comune? Perché, spiega Eleonora Esposito, è fondamentale per la raccolta dei dati: “Solo attraverso i dati noi possiamo sviluppare delle politiche che siano efficaci e vadano alla radice del problema.” L’8 marzo del 2022, quindi, la Commissione europea ha lanciato una proposta per una nuova direttiva contro la violenza contro le donne e la violenza domestica: “Entrando in gioco la dimensione digitale – ha aggiunto Esposito – inevitabilmente parliamo di forme di violenza che attraversano facilmente i confini. Questa nuova direttiva si propone di criminalizzare quattro diverse nuove forme di violenza di genere perpetrate attraverso le tecnologie digitali: lo stalking, l’harassment, cioè le molestie digitali, l’incitazione all’odio e alla violenza di genere e l’abuso basato sulla condivisione non consensuale di immagini.”