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Moana Pozzi, la madre: “Un giorno incontrò Schicchi ed entrò in quel mondo orribile. Bettino Craxi? Le dissi come fai a stare con quel vecchiaccio?

“Qualche particina, la tv. Noi sempre in trasferta, ci si vedeva poco o niente. Non so come o dove, un giorno purtroppo incontrò quello Schicchi. Ed entrò in quel mondo orribile”. Rosanna Alloisio, 82 anni, è la madre di Moana Pozzi, l’indimenticata pornodiva morta a 33 anni per un tumore al fegato, in una lunga intervista al Corriere della Sera ripercorre la vita e gli ultimi istanti di vita di quella figlia che amava i classici e studiava chitarra classica. La donna racconta che all’epoca a quella ragazza alta e bellissima ripeteva “Non spogliarti, non li fare quei brutti film. Dio sa se ci ho provato a convincerla, non c’è stato santo. ‘Mammina, non ti arrabbiare, tanto lo so che mi vuoi bene lo stesso. In fondo non piacciono nemmeno a me’, mi rispondeva”. La signora ha provato molte volte a convincere la figlia a uscire dal mondo del porno. “Perché lo fai? Non ti rendi conto, finirai nel baratro” racconta la donna che non ha mai visto un film,

Con Bettino Craxi”«non erano solo amici. Lui non mi piaceva. ‘Come fai a stare con quel vecchiaccio?'”, “È intelligente, gentile, si prende cura di me” la risposta di Moana. “Ti credo”, pensavo. Cercava la figura paterna che non ha avuto. Per mio marito io e le figlie eravamo soltanto una scocciatura, questa è la verità. Una volta Moana tornò a casa con una maglietta da uomo, enorme. ‘Me l’ha lasciata Bettino’. ‘Oddio, sembra quella di un ippopotamo’. ‘Dai, mamma, cosa importa?'”. Poi lui diventò geloso perché lei frequentava altri e si sono lasciati. Parole dure anche contro Poi ha Antonio Di Ciesco: “Sedicente marito. Matrimonio a Las Vegas, con una pergamena a fiorellini. Un nullafacente, le faceva da autista. Si strafogava di ostriche con i soldi di mia figlia. Ha aspettato che morisse per registrarlo, lei lo avrebbe ucciso. Sul certificato di morte c’era scritto ‘nubile'”.

Infine la terribile malattia probabilmente scoperta anche in ritardo: “Quanto ha sofferto, ma era una leonessa. Aveva ripreso peso. Nel letto d’ospedale, mi mostrò le gambe. ‘Sono tornate com’erano’. Due giorni prima di morire mi chiese di toglierle lo smalto alle mani, per metterne uno trasparente. ‘Ai piedi lasciami quello fucsia’. Con l’aiuto di un’infermiera si lavò i capelli, con tubi e flebo attaccati. Parlavamo, ridevamo, ero convinta che si riprendesse. ‘Appena esco ci trasferiamo in campagna e apro una libreria’. Quando è morta era serena, ancora bella, le ciglia lunghissime. Sembrava che dormisse”.