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Condannati nei comuni, resta l’incompatibilità: ritirato l’emendamento Fdi. M5s: “Beccati con le mani nella marmellata”

Tutto resta come prima: i condannati non potranno avere incarichi nelle amministrazioni locali. È stato ritirato, infatti, l’emendamento presentato da Fratelli d’Italia che chiedeva di togliere l’incompatibilità con incarichi negli enti territoriali per chi ha subìto una condanna, anche non passata in giudicato, per reati contro la pubblica amministrazione come peculato e concussione. A confermarlo è il senatore di FdI, Salvo Pogliese, primo firmatario dell’emendamento (leggi l’articolo de Il Fatto Quotidiano). “Così come scritto, a causa di un errore materiale – ha spiegato – il testo non era concordato con il partito o con il gruppo e non rappresenta la linea di Fratelli d’Italia. Pertanto, ho provveduto all’immediato ritiro dell’emendamento”. “Gli emendamenti” al decreto anticipi riguardanti “gli articoli 4-7-11-12-13-14 del decreto legislativo sull’incompatibilità avevano l’esclusiva finalità di eliminare l’inconferibilità ai Consiglieri comunali, Assessori e Sindaci, nei due anni successivi al termine del loro mandato, di incarichi nelle società partecipate dello stesso Ente in cui erano stati eletti”, ha spiegato in una nota il senatore Pogliese. “Parimenti – ha aggiunto – era prevista l’eliminazione dell’impossibilità per i presidenti delle società partecipate di poter essere nominati in altre società partecipate dello stesso Ente. Questi emendamenti erano, peraltro, pienamente condivisi dagli stessi rappresentanti delle amministrazioni locali. Per un mero errore materiale del testo – ha concluso – è stato previsto anche l’art. 3, e per questo motivo così come scritto il testo non era concordato con il Partito o con il gruppo e non rappresenta la linea di Fratelli d’Italia. Pertanto, ho provveduto all’immediato ritiro dell’emendamento”.

Sulla proposta dell’ex sindaco di Catania era esplosa la polemica. Il Movimento Cinque Stelle ha parlato di “un’altra salvacorrotti”, il Pd ha promesso battaglia. Fino al pomeriggio, quando è arrivata la retromarcia dello stesso Pogliese, che si è scusato per “l’errore materiale”. L’emendamento – presentato al decreto Anticipi in commissione Bilancio al Senato e firmato da Pogliese con i colleghi con i colleghi siciliani Raoul Russo, Carmela Bucalo e Salvatore Sallemi – incideva su un decreto attuativo della legge Severino che esclude dalla pubblica amministrazione coloro che siano stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per uno dei reati previsti dal capo I del titolo II del libro secondo del codice penale, nel cui elenco figurano il peculato, la concussione, la corruzione. Chiedeva di modificare in più parti le disposizioni, consentendo ai condannati di accedere agli incarichi a ogni livelli nei Comuni, concorrendo alla nomina anche a segretario generale o direttore generale. “Porte aperte ai corrotti nei Comuni. Ecco la geniale trovata di Fratelli d’Italia”, ha detto il presidente M5S Giuseppe Conte sui social: “Il tappeto rosso nelle amministrazioni locali a chi è stato condannato per reati contro la Pubblica amministrazione”. Il capogruppo Pd a Palazzo Madama Francesco Boccia ha chiamato in causa la premier: “Non sappiamo se Giorgia Meloni sia al corrente di questo emendamento e ci auguriamo che la maggioranza lo ritiri. Se così non fosse in Senato faremo una battaglia durissima contro questa scelta”. Pochi minuti dopo è arrivato il chiarimento.”Abbiamo beccato Fratelli d’Italia con le mani nella marmellata”, ha commentato a stretto giro Conte, “la vergogna li ha sopraffatti e hanno dovuto annunciare il ritiro”.