Cronaca

“Fermiamo il massacro”, a Genova il corteo dell’Associazione palestinesi e delle comunità islamiche: “Condanniamo tutti i terrorismi”

“Siamo qui per chiedere di fermare il massacro della popolazione civile a Gaza e aprire canali umanitari per sostenere le vittime di queste settimane di bombardamenti dell’esercito di Netanyahu”. Così Mohammad Hannoun, per l’Associazione Palestinesi in Italia, spiega le ragioni del corteo che ha attraversato Genova: “Non possiamo accettare che chi critichi il governo israeliano e denunci quello che stanno facendo ai palestinesi sia accusato di antisemitismo, nessuno qui se la prende con gli ebrei né si può dire che chi sostiene il popolo palestinese stia dalla parte di Hamas“. In altre parole, tra gli applausi della piazza, Hannoun scandisce chiaramente: “Chi sta in piazza con noi è contro tutte le guerre e condanniamo senza ‘se’ e senza ‘ma’ ogni forma di terrorismo, in particolare quello israeliano“. Non a caso tra i cori più gettonati dai manifestanti sarà “Netanyahu assassino”.

Tra gli interventi in piazza anche quello del portavoce della comunità islamica genovese Salah Hussein: “Siamo qui perché siamo umani e condanniamo il terrorismo di tutti: dei singoli e degli Stati, e il nostro governo deve capire che se vota contro l’apertura di canali per portare aiuti umanitari non lo fa a nostro nome” e quello dello storico esponente dell’Unione delle comunità islamiche Hamza Piccardo: “Hanno fatto di tutto per disumanizzare la popolazione palestinese, in modo da poter arrivare a uccidere oltre 8.000 civili e radere al suolo un terzo del territorio della striscia di Gaza. Vogliono che i palestinesi se ne vadano via”. Presente in piazza anche una delegazione dell'”Assemblea contro la guerra”, che rilancia l’appuntamento del Collettivo autonomo lavoratori portuali che per l’alba del prossimo 10 novembre ha proposto un blocco del varco portuale dove passano armamenti (diretti in Arabia Saudita) e opera la compagnia marittima israeliana Zim: “La guerra inizia da qui, contestiamo chi lucra con il traffico di armi e attraverso le relazioni commerciali con Paesi coinvolti dall’escalation bellica”.