Calcio

“La doppietta ad Atene con il flessore stirato, la rete all’Ajax con Chivu che scivolò”: Pippo Inzaghi e i segreti dietro i suoi gol più iconici

Tra le stelle del Festival dello Sport a Trento è arrivato anche Filippo Inzaghi, intervenuto all’ora di pranzo all’Auditorium Santa Chiara. Nel menù dell’incontro la doppietta in finale di Champions ad Atene nel 2007 contro il Liverpool: “Alla vigilia della partita non stavo bene, ma Carlo Ancelotti credette in me — racconta — Giocai probabilmente stirato a un flessore, ho fasciato la gamba e sperato nel destino, che mi facesse fare qualcosa di magico. Ho scherzato quando Pirlo calciò la punizione dell’1-0, che ci fosse uno schema con lui, ma il movimento era quello perché ero pronto ad andare sulla ribattuta del portiere. Quel gol mi ha dato forza per giocare nella ripresa, altrimenti sarebbe entrato Gilardino. Poi il 2-0: non presi bene la palla, ma la vidi entrare. Per 10 notti non ho dormito, pensando fosse un sogno”.

Quel gol al Real che fece entrare Inzaghi nella storia
La notte in Grecia è quella più nel cuore insieme al Mondiale 2006 “e ai successi di Monaco (le Supercoppe europee contro Porto e Siviglia) e Yokohama (il Mondiale per club contro il Boca Juniors)”. Ma anche la doppietta al Real Madrid nel 2010, quando Inzaghi ha superato Gerd Muller nella classifica dei bomber europei di tutti i tempi: “Guardavo al suo traguardo di 69 gol come un sogno — dice Pippo — Quella sera, a 37 anni, raggiunsi l’obiettivo sperato. Segnai partendo dalla panchina e avevo con me due maglie celebrative. I miei compagni mi presero per pazzo, ma ho avuto ragione io. Poi la settimana dopo col Palermo mi ruppi il crociato, passando dalle stelle al non giocare probabilmente più. Non volevo mollare e ce l’ho fatta”.

I gol all’Ajax e alla Stella Rossa “con tre giorni di allenamento”
Superpippo ha ricordato anche il 3-2 di Milan-Ajax (gol rubato da Tomasson sulla linea) e quello nei preliminari alla Stella Rossa. Sulla sfida dei quarti di Champions 2003: “Il gol è mio (ride, nda) — ricorda — Studiai l’azione ai dettagli: Ambrosini spizzò di testa, Chivu scivolò perché aveva i tacchetti lamellari e non andavano bene per San Siro, io quelli di ferro. Feci il pallonetto e arrivò il gol”. Alla Stella Rossa, nei preliminari 2006, “giocai nel giorno del mio compleanno (il 9 agosto) con solo tre giorni di allenamento. Arrivavo da un mese di vacanza, da campione del mondo dopo la Germania, per 10 giorni non piegai le gambe per tutti gli scatti che feci”.

Inzaghi: “I giovani tornino a giocare nei cortili o per strada”
Sul tema delle scommesse, Inzaghi non ha voluto parlare, ma ha lanciato un messaggio particolarmente significativo: “Purtroppo i giovani adesso hanno tante sollecitazioni diverse — le sue parole — Non si gioca più per strada. Mi è capitato di passare in una piazza e leggere il cartello: ‘Vietato giocare a calcio’. Io sono stato fortunato perché la mia famiglia mi ha trasmesso i valori migliori e credo che i ragazzi debbano ricominciare a giocare nei cortili o per strada. Meglio il pallone che la PlayStation o i social”. Con suo fratello Simone, allenatore dell’Inter, “andavamo al campetto di San Nicolò (a Piacenza) dopo scuola, tutti i giorni dopo mangiato. Giocavamo a calcio dalla mattina alla sera, mettevano le borse di scuola come pali”. In mansarda, sfidando il fratello con un pallone, “ruppi un quinto metacarpo e dovetti motivare tutto al Piacenza”. L’altro posto per giocare era infine “nel garage, con la porta alzata. Ma quando la palla finiva sul terrazzo dei nostri vicini, arrivavano le chiamate ai nostri genitori”.