Attualità

Elio e Le Storie Tese e il nuovo tour vestiti di bianco. Tra una stoccata ai Maneskin e una a Mahmood vi raccontiamo com’è andato il loro concerto.

Dopo le “attività sporadiche” tra il 2018 e il 2023, eccoli di nuovo lì, Elio, Faso, Cesareo&co, la “Ditta”, nei live oggetto di culto speleologico agli albori, consacrazione quasi salottiera nell’era della maturità. Li abbiamo seguiti al Teatro Alighieri di Ravenna. Venti brani in scaletta da Unanimi a Tapparella passando da Servi della Gleba, ma senza alcun pezzo dal primo album Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu

Mio cuggino ha detto che Elio e le Storie Tese non sono mortiiii. Mio cuggino fa questo e quello, ma questa volta aveva ragione. Dopo l’annuncio dell’addio/non addio, l’arrivederci/arrivedorci, le “attività sporadiche” tra il 2018 e il 2023, eccoli di nuovo lì, Elio, Faso, Cesareo&co, la “Ditta”, nei live oggetto di culto speleologico agli albori, consacrazione quasi salottiera nell’era della maturità. Li abbiamo visti in scena al Teatro Alighieri di Ravenna nel Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlo tour, senza Rocco Tanica ma con la storica presenza di Christian Meyer, Mangoni e Jantoman, e gli innesti più recenti di Carmelo e Paola Folli.

Più giocherelloni e meno irriverenti del passato, gli Elii vanno di raffinato pilota automatico un po’ come quando nelle ultime strofe di Servi della gleba Elio si posiziona modello orsetto ricchione dietro Faso, al monologo telefonico (quello del “mi metto una scopa in culo e ti ramazzo la stanza”), e facendo sbucare mano destra e sinistra suona il basso “alla cieca”. Potrebbero fare come il Ben Kingsley de La Meravigliosa storia di Henry Sugar gli Elii, uno che vede tutto quando gli incollano gli occhi e lo mettono al buio sotto strati e strati di bende. La loro musica è una sorta di mantra compositivo articolato e iperdefinito nei dettagli che, proprio dal vivo, si carica di un alone mistico per iniziati al loro mondo sempre più favolistico.

Un Elio e le storie tese “show and review” che sul palco imperioso delle assi del teatro assume i toni più contemplativi del battimani da spettacolo che quello dei live outdoor dove si ballava il Pippero in piedi sulle sedie di plastica. A proposito di scranni. Elio, in bianco vestito come il resto del “complessino” (prima comunione, nozze di smeraldo o semplice candore?), reggicalze nero sotto un paio di pantaloncini corti da Gian Burrasca, ha a disposizione sul palco una manciata di sedie dove spesso appoggia le proprie sacre terga. Scherzi a parte, naturale stanchezza (Elio fa 62 come Mangoni, Cesareo 61, Jantoman 64), espediente di scena, la variazione funziona e invece di rallentare la corsa di un live pulito e impeccabile gli dona pause preziose, confidenziali e sentimentali, da crooner maturi. Come quando Elio canta Pork &Cindy (un capolavoro malinconico da brividi) seduto, quasi sdraiato, e Faso di fianco, seduto pure lui, serenata su una panchina del parco (Sempione) naturalmente a ritmo e senza bonghi.

Nel Mi è rimasto solo un dente e cerco di riavvitarlo tour, che poi è uno spettacolo teatrale con la regia di Giorgio Gallone, dopo trent’anni di live degli Elii ci si può prendere il tempo per gustarsi un assolo, per seguire e isolare la linea di basso o quella delle percussioni, per riconoscere il lavorio costante e silenzioso di Jantoman. Poi è chiaro, come nella tradizione degli EeLST, ci sono tante piccole attualizzazioni di brani e versi che ricevono smussature o improvvise spigolosità. Ad esempio veniamo conoscenza che il “visagista delle dive” de La terra dei cachi è “morto”. Oppure che i pezzi del primo album, Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu, nel live non sono in scaletta (venti i brani da Unanimi a Tapparella passando da Valzer transgenico); mentre il verso “figa spanata” in Pork&Cindy o la parte cantata da Elio in Servi della gleba (quella delle scuse agli amici impiccioni) diventa un assist per sfotticchiare “quella là che stava con quello dei Maneskin” (video). Brividi di Mahmood e Blanco viene sbeffeggiata a dovere con tanto di deformazioni e distorsioni, pernacchi e lazzi sui versi “ti vorrei amare, ma sbaglio sempre”; mentre Mangoni rilancia la sua presenza prossima ventura per il “Campovolo 2021”. Insomma, usciti dal proprio corpo la paura per Elio e soci è passata. Sempre ci sia mai stata.