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Migranti, Delmastro contro il tribunale di Firenze: “Esonda dalle proprie prerogative, non tocca a lui decidere sulla Tunisia”

La questione migranti e le relative decisioni della magistratura italiana hanno scatenato gli esponenti di governo contro le toghe. Mentre non si placano le polemiche sulla giudice di Catania, amplificate da Matteo Salvini, anche Fratelli d’Italia punta l’indice contro i magistrati. A parlare è Andrea Delmastro, che ha attaccato il tribunale di Firenze. “Non spetta a un giudice decidere se la Tunisia è un Paese sicuro o meno. Quel giudice di Firenze ha esondato dalle proprie prerogative”, ha detto il sottosegretario alla Giustizia, come annuncia un comunicato diffuso alle agenzie da affaritaliani.it.

Il riferimento è alla sentenza del capoluogo toscano che ha accolto il ricorso di un migrante tunisino a cui il Viminale aveva negato la protezione umanitaria, annullando il provvedimento di espulsione e riconoscendogli “il diritto a permanere sul territorio nazionale“. Il motivo? Secondo il tribunale di Firenze, il Paese nordafricano non può essere considerato sicuro, nonostante compaia nella lista aggiornata (e ampliata) dal ministero degli Esteri l’ultima volta a marzo 2023. E perciò i suoi cittadini non possono essere espulsi con procedura accelerata. “Il governo sta ottenendo grandi risultati sul fronte dell’immigrazione, come il successo di ieri in Europa sulle ong. Ma evidentemente in Italia qualcuno continua a esondare dai propri compiti“, ha attaccato Delmastro.

A differenza di altre figure di primo piano, l’uomo forte di Fdi ha spiegato che non vede “disegni” della magistratura contro il governo di centrodestra. “Ci sono singoli soggetti che si fanno influenzare da pregiudizi ideologici – le sue parole -. Prima voglio leggere l’ordinanza, ma se fosse vero che un giudice decide se un Paese è sicuro o no vuol dire che va oltre i propri compiti“. Parlando, invece, della riforma della giustizia, il sottosegretario conferma che “si farà”. “È nel programma ed è un obiettivo di legislatura – conclude -, ma la riforma prescinde da questi accadimenti”.