Calcio

Maledetto United: l’inferno dei Red Devils dopo l’era Ferguson, tra miliardi spesi, proprietà assente e vendita in stallo

Maledetto United. Il film, dedicato ai 44 giorni vissuti nel Leeds dall’allenatore Brian Clough negli anni Settanta, è stato prodotto nel 2009. Nel 2023, il titolo di quel cult movie è perfetto per descrivere l’ultimo decennio dei Red Devils: dall’addio di Alex Ferguson, nel 2013, solo un pieno di amarezze. Il Manchester United ha assistito impotente all’exploit dei “cugini rumorosi” del City – copyright di Sir Alex -, ha bruciato un numero impressionante di coach – Moyes, Van Gaal, Mourinho, Solskjaer, Rangnick, più due brevi passaggi legati alle figure di Giggs e Carrick -, ha investito montagne di denaro nel calcio mercato – 206 mln di euro la spesa dell’ultima finestra estiva -, ha perso sponsor importanti e ha scatenato la rabbia dei tifosi, in guerra aperta con i proprietari, la famiglia statunitense Glazer. Gli striscioni con la scritta “Glazer Out”, trasportati dai piccoli aerei in volo sopra l’Old Trafford, ormai non fanno più notizia.

Piove sul Manchester United: quattro sconfitte in campionato, cinque in nove gare ufficiali. Piove in tutti i sensi: sabato, durante i novanta minuti del ko incassato con il Crystal Palace, l’acqua ha bagnato i tifosi. Il tetto dell’Old Trafford è bucherellato, come la porta, difesa dell’ex interista Onana, finora protagonista di papere a catinelle. Decimo in classifica, lo United è già lontano sette punti dalla zona Champions: la peggiore partenza di sempre in Premier. C’è tempo per rimediare, ma non sarà facile, in un campionato dove il Manchester City cerca il quarto titolo di fila, l’Arsenal vuole prendersi una rivincita dopo la delusione della scorsa stagione, il Liverpool è vivo e vegeto nonostante il clamoroso errore del VAR di sabato scorso – con tante scuse da parte dell’associazione arbitrale inglese -, il Tottenham di Postecoglou sta sorprendendo tutti dopo la cessione di Harry Kane, l’Aston Villa di Emery viaggia ad alta velocità e il Brighton, al netto dell’1-6 incassato proprio a Birmingham, è ambizioso.

Solo il Chelsea, tra le big, sta andando peggio, ma dal 2012 a oggi i Blues hanno portato a casa due Champions, due Premier, due Europa League, un mondiale per club, una Supercoppa Uefa, due FA Cup, una Coppa di Lega. Il dopo-Ferguson si è tradotto, per il Manchester United, in una FA Cup, due Coppe di Lega, una Europa League e una Community Shield. E’ complicato lasciarsi alle spalle un passato importante come il quarto di secolo all’ombra di Sir Alex, ma per i Red Devils è stato un autentico trauma. Ferguson, che si è ripreso bene dopo l’emorragia cerebrale del maggio 2018, ha avuto voce in capitolo nella scelta di Moyes e di Solskjaer. E’ stato meno coinvolto in quella di Van Gaal ed è stato neutrale quando lo United arruolò Mourinho nel 2016, ma il problema numero uno è la distanza della proprietà, profondamente radicata nella realtà statunitense. L’operazione finanziaria più importante realizzata dai Glazer è stata la collocazione del club alla Borsa di New York, mentre è stato lasciato campo libero agli amministratori delegati e agli allenatori per la gestione della squadra. I Glazer hanno sostenuto il tentativo di “strappo” della Superlega nel 2021, salvo poi fare marcia indietro come le altre squadre inglesi di fronte alla reazione furibonda dei tifosi.

Lo United è ufficialmente in vendita, ma la trattativa è al palo. I Glazer comprarono il club nel 2005, pagandolo 790 milioni di sterline. Oggi chiedono per la cessione una cifra oscillante tra i 5 e i 6 miliardi. Ci sono due gruppi in corsa: lo sceicco Jassim bin Hamad Al Thani – terzogenito dell’ex emiro del Qatar – e il miliardario britannico Sir Jim Ratliffe (Ineos). Il primo vuole il 100% del club. Il secondo punta al 69% in mano ai Glazer e lascerebbe il resto alla Borsa di New York. Lo sceicco ha già sottoposto quattro offerte. L’ultima sarebbe vicina alla cifra dei 5 mld, ma è calato il silenzio. Una situazione di stallo, che non aiuta il rigido Ten Hag, costretto a fare i conti con la ribellione dell’ex talento Sancho – fuori rosa, si allena con l’Under 18 -, con la mira imprecisa di Rashford – appena 1 gol, media una rete ogni 700 minuti -, con la discussa leadership del capitano Bruno Fernandes, con la distruzione psicologica di Maguire, con il calo di rendimento di Eriksen, con gli infortuni e con un ambiente ostile. Il Manchester United ha le potenzialità per rialzare la testa in qualsiasi momento, dall’alto di una rosa valutata 882 mln. La gara di Champions all’Old Trafford contro il Galatasaray di Icardi, Mertens, Ndombélé, Torreira e Muslera è l’occasione perfetta, ma per una squadra abituata alla solidità dell’era-Ferguson, questo saliscendi stile montagne russe è uno stillicidio. Ten Hag, decisivo per l’allontanamento di Cristiano Ronaldo nel 2022, potrebbe rilanciare contro i turchi il brasiliano Antony, denunciato per maltrattamenti dalla ex fidanzata. La polizia inglese non gli ha imposto restrizioni e secondo fonti statunitensi il giocatore avrebbe fornito prove importanti a sostegno della sua difesa. Lo United oggi è questo: si naviga a vista. La maledizione di chi aveva un formidabile spirito di corpo negli anni di Ferguson ed è oggi in balia delle onde.