Mafie

Cappella votiva con le foto di camorristi demolita dai carabinieri, c’era l’immagine del 26enne ucciso durante la festa scudetto del Napoli

La Madonna, Gesù, gli Angeli e Vincenzo Costanzo, il giovane reggente del clan D’Amico di Ponticelli ucciso il 5 maggio. Non è la prima volta e non sarà l’ultima che sacro e profano, religione e camorra, si mischiano fino alla blasfemia in una cappella votiva di Napoli. Come quella scoperta e demolita oggi durante un’operazione dei carabinieri e della polizia di stato contro i clan attivi nella zona orientale della città. Tra le foto oggetto di preghiere e fiori c’era quella di Costanzo, detto ‘Ciuculill’, ammazzato tra la folla in primavera: i killer approfittarono della confusione dei festeggiamenti dello scudetto del Napoli. Aveva 26 anni e in un primo momento si pensò che potesse essere rimasto vittima di proiettili vaganti. Fu invece un’esecuzione in piena regola, frutto di dinamiche interne alle attività criminali del rione Conocal.

La cappella è stata ritrovata durante le operazioni di controllo collaterali all’ennesimo maxi blitz contro il traffico di droga del clan De Luca – Bossa – Casella – Minichini – Rinaldi – Reale: 31 misure cautelari chieste dalla Dda di Napoli e firmate dal Gip Giovanni Vincinguerra. Un’ordinanza di 566 pagine che fa il punto di indagini iniziate nel 2016 e in continuo aggiornamento. La foto di ‘Ciuculill’ non era l’unica: nella cappella dentro erano state sistemate anche le immagini di alcuni presunti affiliati uccisi, tra cui quella di Claudio Scarallo, anche lui ritenuto vicino al clan D’Amico, nonché della madre di Costanzo e di altri presunti affiliati uccisi in diversi raid.

Le ordinanze eseguite oggi sono il prosieguo di una inchiesta culminata nel novembre scorso in 66 arresti con accuse di associazione di tipo mafioso, estorsione e detenzione di armi. Si faceva cenno alla gestione camorristica delle case popolari. Passaggi ripresi anche nell’ordinanza notificata stamane. Torna ad essere citata, in particolare, la figura di Gabriella Onesto, cugina delle “pazzignane” Luisa De Stefano e Vincenza Maione. Era lei ad occuparsi di questi affari, secondo il pentito Tommaso Schisa, erede del clan delle “pazzignane” (dal nome del rione).

Schisa, insieme con la madre, Luisa De Stefano, è ritenuto dalla Dda di Napoli uno dei capi del cartello De Luca-Bossa-Casella-Minichini-Rinaldi-Reale. “Onesto Gabriella – racconta il collaboratore di giustizia – gestisce tutte le case popolari di Ponticelli, nel senso che vende e assegna le case popolari, ossia spesso individua le case e, o le libera con la forza, oppure le vende a terzi”. “In alcuni casi – aggiunge – addirittura i figli delle persone anziane che poi muoiono, per rispetto nei confronti del clan cedono la loro casa a Gabriella che la vende a chi ritiene”.