Giustizia & Impunità

Nicola Gratteri nuovo procuratore capo di Napoli, è stato nominato a maggioranza. Sotto scorta dal 1989, in prima linea contro la ‘ndrangheta

Sembrava che le correnti fossero pronte a interrompere la sua corsa verso la procura più grande d’Italia. E invece è Nicola Gratteri, 65 anni, il nuovo procuratore capo di Napoli. Gratteri – che attualmente è a Catanzaro – è stato nominato dal Csm che si è spaccato sul suo nome: ha ricevuto 19 voti favorevoli su 33. Il posto di procuratore di Napoli era scoperto da quasi un anno e mezzo, da quando Giovanni Melillo lo aveva lasciato per assumere l’incarico di capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. La nomina del magistrato calabrese era nell’aria anche perché, nel corso della riunione della Quinta commissione sugli incarichi direttivi, Gratteri aveva ottenuto la maggioranza dei voti. Ma il gioco delle correnti ha proseguito il suo lavoro fino all’ultimo.

I voti, la lotta alla ‘ndrangheta e la critica – Tanto che Gratteri ha ricevuto il voto favorevole di componenti del Consiglio superiore di area di centrodestra e del M5s, ma non quello di membri togati e laici di area di centrosinistra. A favore del procuratore reggino hanno votato il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli (in quota Lega) il Pg della Cassazione Luigi Salvato, i laici di centro-destra, il laico di Italia viva Ernesto Carbone, il laico del M5s Michele Papa, i consiglieri di Magistratura Indipendente, l’indipendente Andrea Mirenda e il togato di Unicost, Antonino Laganà. Il resto di Unicost – corrente di centro – ha sostenuto invece Giuseppe Amato, procuratore di Bologna. Per Amato si sono espressi anche la presidente della Cassazione Margherita Cassano e il consigliere indipendente Roberto Fontana. Per Rosa Volpe – procuratrice aggiunta di Napoli e per un anno “reggente” dell’ufficio giudiziario – sono arrivati i voti del gruppo di Area, Mimma Miele (Magistratura democratica) e il laico del Pd Roberto Romboli. Per la maggioranza che lo ha sostenuto è stata determinante per la prevalenza sugli altri candidati l’ampia e profonda esperienza maturata da Gratteri nel contrasto ai fenomeni di criminalità organizzata, nella sua dimensione nazionale e transnazionale, che con centinaia di rogatorie lo ha portato a instaurare rapporti con procure di tutto il mondo. Un impegno che anche portato alla cattura di circa 140 latitanti alcuni dei quali inseriti nella lista dei 30 più pericolosi. Nel corso del dibattito che ha preceduto il voto non sono mancate critiche al modo di interpretare il ruolo di procuratore da parte di Gratteri, da parte di chi ha sostenuto gli altri candidati, e al modo in cui intende operare alla procura di Napoli espresso in occasione della sua audizione al Csm.

Un anno fa il caso Dna – Un anno fa Gratteri non riuscì a diventare procuratore nazionale Antimafia. “L’appoggio delle correnti è indispensabile, lo sapevo da prima, ma ho fatto la scelta di non iscrivermi. Io non frequento il Csm, non frequento i bar vicino al Csm, non frequento le cene e i pranzi del Csm. Questo ha inciso molto” aveva detto nel maggio del 2022 a Otto e mezzo la scelta del Consiglio superiore della magistratura di negargli la nomina preferendogli proprio Giovanni Melillo, già capo di gabinetto del Guardasigilli Andrea Orlando ed esponente della sinistra giudiziaria di Area. Quello napoletano è l’ufficio inquirente più grande d’Europa, con 112 pubblici ministeri in pianta organica e 99 in servizio, competente su un territorio di quasi un milione e mezzo di abitanti. Gli aspiranti erano cinque: oltre a Gratteri, Amato e Volpe correvano il procuratore di Potenza Francesco Curcio e quello di Benevento Aldo Policastro.

Il ritratto del magistrato – Gratteri è sempre stato impegnato in prima contro l’a ‘ndrangheta ed è sotto scorta dal 1989. Considerato una delle figure di spicco della lotta contro la criminalità organizzata calabrese dopo che la sua prima indagine aveva provocato le dimissioni dell’assessore alla Forestazione e fatto cadere la Giunta regionale calabrese. Da sostituto procuratore a Locri, negli anni ’90, si è occupato di scottanti inchieste sui legami tra ‘ndrangheta, politica, massoneria e sul traffico di droga e armi. Nel 1993, è sfuggito a tre attentati organizzati nel giro di tre settimane. Nel giugno 2005, il Ros dei Carabinieri ha scoperto nella piana di Gioia Tauro un arsenale di armi (un chilo di plastico con detonatore, lanciarazzi, kalashnikov, bombe a mano) che sarebbe potuto servire per un attentato ai suoi danni.

La carriera negli ultimi anni – Nel 2009 è nominato procuratore aggiunto a Reggio Calabria. Nel giugno 2013 l’allora premier Enrico Letta lo nomina componente del corpo di esperti per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata. Nel febbraio 2014 il governo Renzi lo indica come ministro della Giustizia, ma alla fine la spunta Andrea Orlando, forse a seguito di una mai smentita opposizione dell’allora presidente Giorgio Napolitano. Il 27 febbraio 2014 Rosy Bindi, in qualità di presidente della Commissione parlamentare antimafia, annuncia la sua nomina a consigliere della Commissione. Gratteri ha accettato l’incarico compatibilmente col suo ruolo in procura. Nell’agosto 2014 Renzi nomina il magistrato alla guida della commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotta alle mafie.