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Usa, Biden rischia la messa in stato di accusa: dallo speaker McCarthy ok all’impeachment. Gli affari del figlio e la presunta corruzione

“Un logico primo passo”. Con queste parole lo speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, il repubblicano Kevin McCarthy, ha deciso di avviare l’indagine sulle accuse di corruzione e concussione rivolte a Joe Biden e legate agli affari del figlio Hunter quando l’attuale inquilino della Casa Bianca era vicepresidente. Una mossa che rappresenta il primo passo nel processo di impeachment nei confronti del presidente, ma che anche in casa repubblicana viene accolta da sentimenti contrastanti: se McCarthy crede di ottenere il sostegno necessario alla Camera, il procedimento rischia ugualmente di arenarsi al Senato, dove i Dem mantengono la maggioranza e anche i membri del Grand Old Party sembrano almeno scettici sulle mosse dello speaker dell’altra metà del Congresso.

L’annuncio di McCarthy è arrivato nella mattinata di martedì (pomeriggio in Italia) ed è indirizzato in particolar modo ai rappresentanti repubblicani della Camera, dove sono in molti coloro che spingono per avviare un’indagine che punti a scovare possibili illeciti commessi dal presidente quando era vice di Barack Obama. Un’occasione ghiotta anche in vista delle Presidenziali 2024 che si terranno tra poco più di un anno. Lo speaker sostiene che il presidente “ha mentito al popolo americano sugli affari esteri della propria famiglia”, sostenendo che le indagini parlamentari condotte finora hanno trovato elementi sufficienti per aprire l’inchiesta formale per l’impeachment. McCharty ha ammonito che la “presidenza non è in vendita” e ha evocato reati che vanno dall’abuso di potere all’ostruzione della giustizia e alla corruzione.

I fatti ai quali si riferisce McCarthy risalgono ai tempi in cui era vicepresidente degli Stati Uniti. In quell’occasione, secondo alcuni whistleblowers dell’Internal Revenue Service, l’agenzia governativa che si occupa di riscossione dei tributi, quando sono emerse le accuse nei confronti di Hunter Biden dal Dipartimento di Giustizia si sono adoperati per far sì che queste fossero le più lievi possibili, sostenendo che dietro vi fosse l’intervento diretto del padre anche attraverso l’uso di email nelle quali si nascondeva dietro alcuni alias. Una versione che dovrà essere dimostrata anche ricorrendo alle indagini appena avviate dallo speaker della Camera.

Dalla Casa Bianca, dopo l’ufficializzazione della decisione, sono arrivate le accuse di “estremismo politico”. La richiesta di impeachment, ha scritto uno dei portavoce Ian Sams in un post su X, “è estremismo politico nella sua forma peggiore. I Repubblicani della Camera hanno indagato sul presidente per nove mesi e non hanno trovato alcuna prova di illeciti”.

Ma questa smania di avviare un’indagine non accomuna tutta la compagine conservatrice. Come detto, più di un dubbio è stato sollevato dai compagni di partito in Senato che temono un effetto boomerang proprio in vista del voto. Secondo loro, la richiesta di impeachment potrebbe addirittura favorire Biden, distogliendo l’attenzione dalle difficoltà dell’amministrazione in campo economico. Inoltre, una mossa del genere contrasterebbe con le posizioni assunte pochi anni fa, quando le indagini riguardarono Donald Trump. Indagini alle quali il Partito Repubblicano si oppose quasi all’unanimità, salvo qualche eccezione. È stato lo stesso speaker repubblicano del Senato, Mitch McConnell, a manifestare già a luglio la propria opposizione: “Non è positivo per il Paese. Ho detto due anni fa, quando abbiamo avuto non uno ma due impeachment, che una volta intrapreso questo percorso si incentiva l’altra parte a fare la stessa cosa. L’impeachment dovrebbe essere una extrema ratio e non un procedimento comune. Non sono sorpreso che l’essere stati trattati così come sono stati trattati i Repubblicani alla Camera all’ultimo Congresso li spinga a rispondere con la stessa moneta. Ma penso che non sia positivo per il Paese avere ripetuti problemi di impeachment”.

Anche perché l’indagine dovrebbe affrontare due difficoltà di non poco conto: prove giudicate anche dal Gop insufficienti a incastrare Joe Biden e poco tempo per costruire un impianto accusatorio efficace. Un fallimento si trasformerebbe in un successo per il leader Dem.