Ambiente & Veleni

Gli effetti della grandine sui pannelli solari: quelli di alta qualità (ma che costano il doppio) sono salvi, per gli altri è a rischio anche la sicurezza

La grandine rischia di colpire anche la transizione energetica, almeno per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici sui tetti delle case. Dopo gli eventi climatici estremi che hanno colpito il Paese la scorsa settimana, gli interrogativi sulla funzionalità dei pannelli solari si sono moltiplicati. Mentre chi li ha già installati si chiede cosa fare in caso di danni, chi voleva acquistarli si domanda se sia o meno sicuro farlo in previsione di altre grandinate. I rischi causati dalla crisi climatica sono innegabili. Secondo Altroconsumo, però, è possibile limitare i danni o scongiurarli del tutto scegliendo bene il tipo di pannello fotovoltaico e la relativa assicurazione.

Quale pannello scegliere – “Dopo la fabbricazione i pannelli vengono testati anche per la grandine – spiega Stefano Casiraghi, esperto di efficientamento energetico di Altroconsumo, a ilfattoquotidaino.it – e devono tutti resistere al ghiaccio che precipita fino a 80 chilometri all’ora”. Ciò significa che per essere a norma tutti gli impianti devono sopportare grandinate di media intensità, ma non le più potenti come quella che ha colpito il Nord Italia la scorsa settimana. Esistono, però, strutture più affidabili: “Il pannello, in media, ha una copertura di circa 3 millimetri di vetro temperato che fa da barriera fisica – specifica Casiraghi – ci sono però produttori che propongono modelli con una vetratura più spessa, intorno ai 5 millimetri”. Questi ultimi sono in grado di sopportare anche eventi climatici più violenti. La resistenza di un pannello fotovoltaico dipende anche dalla geometria delle celle che lo compongono, che si trovano al di sotto del vetro. “Quelli di migliore qualità hanno la cella fotovoltaica con i conduttori metallici annegati nel silicio, così la parte dove passa l’energia rimane più protetta”, spiega l’esperto di Altroconsumo. Un’altra differenza da tenere a mente è tra i pannelli venduti a stringa e senza ottimizzatori (di solito i modelli vecchi o di bassa qualità) e quelli con gli ottimizzatori. “Se ci sono gli ottimizzatori ogni pannello è indipendente rispetto a tutta la stringa – spiega – quindi eventuali danni non si espandono”.

Cosa fare in caso di danni – Il danno più comune in seguito a una grandinata si vede a occhio nudo: ha una forma a ragnatela, simile a quella che il ghiaccio provoca sul parabrezza dell’automobile. Non è detto che in presenza di un guasto ci sia anche una perdita di efficienza del pannello. “È probabile che continui a produrre energia – ragiona Casiraghi – ma è comunque necessario chiamare un tecnico per verificare se si corrono rischi”. Più che una riduzione di produttività, è probabile che la grandine provochi problemi di sicurezza. “Se viene danneggiato il sistema elettronico si possono creare cortocircuiti, soprattutto nelle ore più calde”, spiega Casiraghi. I tecnici sono in grado di controllare con fotocamere termiche o con test più specifici eventuali fuoriuscite o perdite di energia, individuando i cortocircuiti. Di norma il danno dovrebbe rimanere all’interno della singola cella, ma può capitare che si espanda: “In questo caso, nella peggiore delle ipotesi, possono scoppiare anche piccoli incendi”, mette in guardia Altroconsumo. Tuttavia, questo rischio si riduce di molto se il pannello installato ha gli ottimizzatori perché, come spiegato, il danno rimane circoscritto.

Assicurazioni – Quando si acquistano pannelli fotovoltaici è sempre compresa un’assicurazione, che però non copre i danni da maltempo. Ragiona l’esperto di Altroconsumo: “Gli impianti sono garantiti in media fino a 20 anni, ma non per la grandine e per gli eventi atmosferici. Sono assicurati solo sui danni di produzione”. Tradotto: solo se negli anni si verifica una perdita di efficienza e produttività della struttura maggiore di quella fisiologica l’azienda installatrice fornisce supporto per cambiare il pannello. Per gli eventi atmosferici come la grandine, invece, esistono altre assicurazioni che possono essere concordate con l’azienda produttrice o con altri venditori di energia. “Ci sono polizze specifiche dedicate agli impianti fotovoltaici – spiega Casiraghi – oppure possono essere comprese nella tradizionale assicurazione per la casa contro i danni da maltempo”. Il costo, però, supera facilmente i 100 euro l’anno. Dunque è bene valutare se il prezzo dell’assicurazione è proporzionato a quello del pannello installato perché “in ogni caso aggiungendo una polizza si allunga il periodo di tempo in cui viene riassorbito l’investimento dell’impianto”, specifica. Oltre alle assicurazioni sul mercato si trovano diverse offerte di reti per coprire i pannelli: per Casiraghi “strutture simili possono anche proteggere dalla grandinata, ma spesso fanno ombra sul pannello e ne riducono quindi la produttività”. Alcune di queste soluzioni sono mobili, cioè possono essere fatte scattare solo se c’è pericolo di maltempo, ma “diventa complesso capire quando vale la pena attivarle e si diminuisce sempre l’efficienza dell’impianto”, spiega l’esperto.

I costi – Secondo le stime di Altroconsumo in media una famiglia per installare un impianto fotovoltaico base deve spendere tra i cinquemila e i seimila euro. Il prezzo varia in modo significativo a seconda della qualità del pannello. Ad esempio una struttura molto efficiente, con un vetro spesso e con gli ottimizzatori “può costare fino a due volte tanto una normale – ammette Casiraghi –. Insomma, quelle più resistenti alle grandinate sono senza dubbio più care”. Inoltre, nel corso degli anni i costi sono decisamente aumentati a causa di diversi fattori: alcuni esempi sono “la crisi dei chip, l’incremento della domanda e il conseguente incremento dei prezzi, il caro energia causato dalla guerra in Ucraina”, ricorda l’esperto. Per sintetizzare, secondo Altroconsumo, negli ultimi cinque anni i costi sono cresciuti fino al 40%. Come invertire la tendenza? “Se i pannelli solari diventassero prodotti industriali e fossero più richiesti, la produzione si adeguerebbe e nel medio periodo i prezzi scenderebbero”, conclude Casiraghi.