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Giuliani paga 150mila dollari di cauzione per evitare il carcere nell’inchiesta sul voto in Georgia. Giovedì l’arresto di Donald Trump

Una cauzione da 150mila dollari per evitare il carcere. È l’accordo raggiunto dall’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani con le autorità della Georgia che lo accusano, insieme a Donald Trump, di aver cercato di sovvertire il risultato delle elezioni del 2020 nello Stato. L’ex avvocato personale dell’allora presidente è apparso combattivo, nonostante sia al verde e non abbia ancora trovato un legale che lo difenda. “Sono grande e grosso. Posso sopportarlo. Ho combattuto battaglie molto peggiori di questa”, ha detto con tono di sfida prima di costituirsi ad Atlanta sbarcando con un jet privato. L’ex procuratore ed ex sindaco della Grande Mela ha attaccato la “giustizia politicizzata” e gli inquirenti “corrotti” che “vogliono distruggere la Costituzione”, assicurando di essere “lo stesso Rudy Giuliani che ha sgominato la mafia e reso New York la città più sicura d’America”.

Intanto arriva un’altra tegola su Trump: un suo ex dipendente di Mar-a-Lago ha ritrattato la prima testimonianza e lo ha accusato di essere implicato nei tentativi di cancellare le immagini della video-sorveglianza sui luoghi di conservazione e sugli spostamenti delle carte classificate trattenute illegalmente dopo la sua presidenza. Il tycoon è stato preso in contropiede, a poche ore dal primo dibattito tv tra i candidati repubblicani alla Casa Bianca (che boicotterà con una intervista compiacente del suo amico Tucker Carlson su X). E alla vigilia della sua consegna alle autorità per un altro procedimento, quello per aver tentato di sovvertire il voto in Georgia insieme ad altri 18 alleati.

Trump si costituirà giovedì al famigerato carcere di Atlanta dove, prima di essere rilasciato grazie ad una cauzione da 200mila dollari, gli verranno rilevate le impronte digitali e gli sarà scattata la foto segnaletica che lui spera di trasformare in icona e gadget elettorale (il primo saranno le t-shirt). Tornando al suo istinto a massimizzare l’effetto mediatico e a trasformare i suoi processi in show per screditare gli inquirenti e mobilitare i fan, il tycoon ha scelto di costituirsi in serata, ossia in prime time per le tv, e forse di parlare di fronte a telecamere e reporter subito dopo l’arresto. A inizio settembre invece l’udienza in cui dovrà dichiararsi colpevole o meno. Ma Trump deve guardarsi dalle prime crepe tra imputati, che potrebbero collaborare in cambio dell’immunità.

Come ha fatto Yuscil Taveras, direttore per l’informazione tecnologica di Mar-a-Lago, che rischiando l’incriminazione dopo la sua iniziale falsa testimonianza ha cambiato avvocato, accusando il tycoon e due suoi dipendenti di essere implicati nei tentativi di cancellare immagini compromettenti sugli spostamenti delle carte segrete. Questo dopo che il procuratore speciale Jack Smith aveva sollevato potenziali conflitti di interesse sul suo primo legale Stanley Woodward, che è pagato da un comitato di finanziatori di Trump e rappresenta anche altri imputati.