Calcio

San Siro non si demolisce: la Soprintendenza conferma il vincolo. E’ lo scenario su cui il Comune prospettava “conseguenze gravi”

Dopo attese, ipotesi e polemiche, è arrivato il giudizio definitivo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano sul vincolo storico relazionale e la conseguente protezione dello stadio San Siro dal suo abbattimento. E conferma l’ipotesi: lo stadio non potrà essere demolito. Un verdetto che, come anticipato, potrebbe creare un’impasse dalle conseguenze piuttosto gravi sotto il piano finanziario per il comune di Milano. Il giudizio, espresso dalla soprintendente Antonella Ranaldi, è stato reso pubblico nei documenti redatti e inviati al Comune di Milano, nei quali si menzionano tutte le caratteristiche dello stadio a sostegno del vincolo per il suo abbattimento.

Si parte dalla “soluzione strutturale costituita da 132 portali” che costituisce “l’ossatura che sostiene le gradinate, le scale, le rampe di accesso, i ripiani e le passerelle di servizio”, ma è soprattutto sul secondo anello che si è incentrato il nodo cruciale per il vincolo. Con la “costruzione del secondo anello, per San Siro, finalmente, si completa l’immagine di vero e proprio stadio, che non aveva mai posseduto dalle origini” si legge nel documento. E sono proprio queste le motivazioni per cui, secondo la Soprintendenza, sussistono “requisiti di interesse culturale” per lo stadio San Siro, che arriverebbero però nel 2025, esattamente a settant’anni dalla sua costruzione.

Con questo punto definitivo sulla questione si materializzano quindi i timori che il comune di Milano aveva già reso noti nelle scorse settimane. “Se confermata, la decisione della Soprintendenza avrebbe conseguenze gravi non solo per il futuro dello stadio e per la sua sostenibilità economica, ma anche perché ridurrebbe di molto le possibilità che le squadre restino a Milano con un nuovo impianto” aveva fatto sapere Palazzo Marino in una nota diramata alla stampa. Le società di Milan e Inter potrebbero quindi ora avere un ulteriore incentivo a trasferire la propria sede di gioco al di fuori del comune meneghino, proprio in virtù del fatto che sull’area di San Siro risulta impossibile portare a termine una nuova costruzione dopo l’abbattimento e, quindi, continuare nelle loro intenzioni di avviare dei nuovi progetti di costruzioni rispettivamente a San Donato per il Milan e a Rozzano per l’Inter, lasciando la città di Milano priva di uno stadio che ospiti le partite nazionali e internazionali delle due squadre cittadine.