Calcio

Come si fa a dire no a tutti quei soldi? Citofonare Zielinski, che ha rifiutato l’Arabia per restare a Napoli con stipendio dimezzato

Citofonare Zielinski”. Già, potrebbe essere la risposta alla domanda, sempre retorica, “come si fa a dire no a tutti quei soldi?”, che è il supporto più o meno costante per giustificare chi ha deciso di andare a giocare a pallone in Arabia Saudita. Non è l’unico il polacco ad aver rinunciato alle paccate di petroldollari buttate come noccioline sui tavoli delle trattative, ma degno di nota è il suo caso. Dal 2016 a Napoli non è mai rientrato nella prima fila dei beniamini del pubblico napoletano, affollata negli anni dal capitano napoletano Insigne, dal furbo scugnizzo d’adozione Mertens, da leader come Pepe Reina e Kalidou Koulibaly. Anzi: accusato spesso Zielinski di peccare in leaderismo ed eccedere in una signorilità che sfociava in silenzio, quasi apatia, sicuramente mancanza di “cazzimma”. Bello da vedere a volte, grigio altre, sublime nei dribbling in partite in discesa e neppure un calcione o uno sguardo torvo a un avversario nelle gare toste. Eppure…

Eppure già aveva detto no Zielinski quando nel pieno della carriera aveva bussato alla sua porta Jurgen Klopp per portarlo al Liverpool: ennesima plusvalenza record per il Napoli, ingaggio più che raddoppiato per il polacco e prospettive di primeggiare in Premier e in Champions. “Grazie no” la risposta del polacco, rincarando la dose quando il suo destino e quello di Klopp per l’ennesima volta si incontrano in Champions, con due gol, un assist e la palma di migliore in campo in un 4 a 1 rifilato ai Reds al Maradona, che ancora è davanti agli occhi dei tifosi. E davanti agli occhi dei napoletani c’è Torino: il gol di Raspadori al 93esimo alla Juventus e Zielinski che si butta a terra semisvenuto, mani sul volto, quasi a non credere che sì, ce l’ha fatta a vincere quel dannato scudetto proprio in casa di chi spesso aveva stracciato quei sogni che col Napoli inseguiva dai tempi di Sarri. Un gesto che viene notato. E sì, con lo scudetto sul curriculum e a 29 anni compiuti avrebbe potuto salutare Zielinski, scegliere milioni che avrebbero messo al sicuro qualche generazione in più rispetto a quelli già guadagnati finora che di certo non riserveranno comunque una vita di incertezze e povertà. Avrebbe potuto scegliere i soldi e uno scampolo di carriera senza pressioni, senza confrontarsi, come accadrà, con le ennesime etichette di talento mai pienamente sbocciato e di carattere troppo poco pugnace. Non l’ha fatto. E pare abbia rifiutato anche altre offerte meno ricche dal punto di vista economico ma soddisfacenti per quel che riguarda le prospettive sportive: Sarri l’avrebbe messo volentieri al posto di Milinkovic, che in Arabia c’è andato. Ma pure Lotito ha dichiarato che il polacco preferisce rinnovare a costi inferiori al Napoli piuttosto che andare alla Lazio. L’offerta di De Laurentiis infatti prevede il rinnovo a ingaggio quasi dimezzato rispetto a quello che finora è stato l’ingaggio del polacco: i rumors danno Zielinski orientato ad accettare.

Come detto “Zielu” non è l’unico ad aver detto no ai petroldollari. Il gesto più eclatante è stato quello del coreano Son: si è detto non interessato ai soldi (al Tottenham guadagna già 12 milioni di euro all’anno tuttavia) e interessato a giocare ancora a Londra e in Premier. Chiaramente il discorso della competitività dei campionati è una ragione seria a motivare i rifiuti al netto dei nobili motivi: hanno detto no pure Dzeko, che ha preferito il Galatasaray, Immobile, Lautaro…i soldi sì, ma rinunciare tout court anche alla carriera, alla nazionale, magari con difficoltà logistiche familiari non di poco conto rappresenta un contraltare importante. Magari poi c’è pure l’amore per un luogo, perché no, che con Zielinski sembra essere un argomento importante. Certo, se per contro ci fosse una virata improvvisa verso Riyad (così come verso Roma) nella totale rispettabilità di una scelta di vita verrebbe semplicemente meno una storia romantica… e un’etichetta sul citofono per raccontarla in futuro, nulla di che.