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Dal carcere galleggiante alla deportazione: Londra approva la nuova legge anti-migranti. Onu: “Viola i diritti umani”

È l’ingresso di un’enorme “chiatta carceraria” nelle acque costiere di Portland il simbolo più esplicativo della nuova legge sull’immigrazione del Regno Unito, approvata nella notte dalla Camera dei Lord dopo un serrato ping-pong con la camera bassa che è infine riuscita a far passare almeno 5 degli emendamenti proposti per alleggerire il disegno di legge. La “Bibby Stockholm“, questo il nome della nave detentiva, potrà ospitare fino a 500 richiedenti asilo, che soggiorneranno, non si sa in quali condizioni, nelle acque sud-occidentali della Gran Bretagna, con i primi arrivi previsti già il prossimo mese. Questa sorta di centro detentivo galleggiante è solo uno degli strumenti parte della strategia del governo conservatore di Rishi Sunak, ufficialmente volta ad impedire ai migranti di compiere rischiose traversate della Manica su piccoli scafi, mentre stenta a mantenere quella promessa di controllo dei confini che risuona nelle orecchie degli inglesi dai tempi della propaganda pro-Brexit.

Dal 2022 sono più di 45mila le persone che hanno tentato la traversata dello stretto, 13mila dall’inizio del 2023. Per scoraggiare le partenze, uno dei punti chiave del nuovo disegno di legge prevede che chiunque entrerà nel Regno Unito illegalmente non potrà fare richiesta d’asilo, mentre il ministro degli Interni avrà il compito di trattenerli e deportarli nel loro paese di origine o in un paese terzo sicuro. Peccato però che nella definizione di “Paese terzo sicuro” rientrino per il Regno anche paesi come il Ruanda, con il quale l’anno scorso il governo aveva stretto un accordo di rimpatrio, dichiarato illegale da una sentenza della Corte d’appello di Londra, contro la quale il governo inglese annuncia ora ricorso.

Affinché il testo diventi ufficialmente legge manca ora soltanto la promulgazione da parte di Re Carlo, considerata praticamente una formalità, mentre su Downing Street si abbattono le dure critiche di Ong ed esponenti politici interni. La legge “crea nuovi ampi poteri di detenzione, con controllo giurisdizionale limitato – denuncia l’Onu – “i migranti non avranno alcuna garanzia di poter beneficiare di protezione nel Paese”.

Per l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, il disegno di legge viola i diritti umani e contrasta apertamente con gli obblighi di diritto internazionale, creando “serie conseguenze” per i migranti in cerca di protezione.

Numerosi i critici nei confronti della nuova astretta all’immigrazione anche all’interno del Paese, e non solo tra le fila delle opposizioni, a partire dall’ex premier ed ex ministra degli interni, nonché membro di spicco dei Tory Theresa May. Duro giudizio anche da parte dell’Arcivescovo di Canterbury e leader spirituale della Chiesa anglicana: “Non vedo come questa legge permetterà di fermare i barconi dei migranti. Ho ascoltato il dibattito alla Camera dei Lord e on ho sentito nulla che mi abbia convinto”, ha dichiarato. “Un giorno buio per la reputazione del Regno Unito”, ha invece commentato l’ong britannica Refugee Council mentre annuncia nuove lotte in difesa del diritto d’asilo.