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Bebe Vio entra in polizia con altri 12 atleti paralimpici: “Non è solo un cambiamento nelle nostre vite ma un cambiamento a livello sociale e culturale”

"E' un'emozione fortissima, sapere di essere parte di questa grande famiglia e gridare lo giuro tutti insieme è stato molto bello. Siamo i primi a far parte di questo mondo"

“Lo giuro!”: Bebe Vio e altri 12 atleti fanno la storia nella polizia italiana. Nella pianta organica della Polizia di Stato nasce un nuovo corpo: la sezione paralimpica delle Fiamme Oro. “È un’emozione fortissima”, ha commentato a caldo la schermitrice. In tutto 13 sono gli atleti, 6 femmine e 7 maschi, che per la prima volta hanno pronunciato le due fatidiche parole e indossato la maglia rossa della polizia. Il giuramento è stato pronunciato presso la sede del Comitato Italiano Paralimpico a Roma e davanti al presidente del CIP, Luca Pancalli e al capo della polizia Vittorio Pisani. “Sapere di essere parte di questa grande famiglia – ha sottolineato la pluricampionessa – Gridare lo giuro tutti insieme è stato molto bello. Pancalli ha voluto a tutti i costi questa cosa e noi siamo stati i primi a far parte di questo mondo. Non è solo un cambiamento nelle nostre vite ma un cambiamento a livello sociale e culturale“.

Dunque anche loro entrano a far parte della Polizia di Stato in ruolo tecnico-scientifico, assunti a tempo indeterminato come agenti tecnici. Ma se Bebe Vio è la stella più luminosa, in questa esperienza non è sola. Con lei, infatti, c’erano anche Vincenza Petrilli, Jacopo Luchini, René De Silvestro, Monica Boggioni, Carlotta Gilli, Giulia Ghiretti, Antonio Fantin, Stefano Raimondi, Simone Barlaam, Andreea Mogos, Edoardo Giordan ed Emanuele Lambertini. Pisani ha voluto sottolineare come questi ragazzi siano persone “che possono insegnarci tanto (…) Sarà d’esempio per tutti, perché ci darete la forza di fare sempre qualcosa di più”. Pensiero condiviso anche da Pancalli che ha sottolineato come il mondo paraolimpico non sia solo un mero contenitore di medaglie ma qualcosa di più: “Vogliamo essere un pezzo di politiche pubbliche del Paese”. E infine ha spiegato: “Il giuramento è un risultato storico per il Paese e non solo per gli atleti. È un tassello a quella silenziosa rivoluzione culturale che il comitato paralimpico sta portando avanti da anni e di questo sono orgoglioso”.