Politica

Schlein torna a sfidare Meloni: “È ostaggio di scandali e vergognosi sproloqui. Esca dal silenzio su mutui, inflazione e salario minimo”

Elly Schlein prova di nuovo a stanare Giorgia Meloni, chiusasi nel silenzio dopo gli scandali legati alle società della ministra Daniela Santanchè, l’inchiesta sul sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e il “vergognoso sproloquio” di Ignazio La Russa quando è emerso la denuncia per violenza sessuale a carico del figlio. Già negli scorsi giorni la segretaria del Pd aveva stigmatizzato la scelta della presidente di Consiglio di affidarsi a “fonti” di Palazzo Chigi per sferrare un attacco ai magistrati, ora invece torna a sparare una sventagliata di critiche reiterando la richiesta di una presa di posizione, finendo di applicare la politica dello struzzo.

“Quanto durerà ancora il silenzio di Meloni? Da settimane è in ostaggio delle inchieste, degli scandali e dei vergognosi sproloqui della sua stessa maggioranza e non abbiamo sentito da lei una sola parola sulle emergenze economiche e sociali del Paese”, attacca la leader dem sottolineando che da parte della presidente del Consiglio “non una parola è arrivata sulla proposta unitaria delle opposizioni sul salario minimo e questo silenzio non punisce l’opposizione ma mortifica tre milioni di lavoratrici e lavoratori poveri”. Schlein si sofferma anche sulla totale inerzia sul “caro mutui che merita risposte” così come “sull’emergenza abitativa che il governo ha inasprito tagliando il fondo affitto”.

L’elenco della segretaria dei democratici tocca anche “sicurezza sul lavoro” e il suo “tragico stillicidio di vittime”, quindi la sfida finale: “Non una sola proposta su come contrastare l’inflazione galoppante che sta impoverendo il Paese. Cos’altro deve accadere perché, infine, batta un colpo?”. Si tratta degli stessi tasti già toccati nel week end alla festa della Cgil a Bologna, quando Schlein aveva parlato di “imbarazzato e imbarazzante” silenzio di Meloni, che “si sta occupando unicamente delle beghe giudiziarie dei suoi ministri” mentre le emergenze del Paese “non possono aspettare ancora”.