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Santanché, la ministra ora “scopre” di essere indagata e grida al complotto. Ma la notizia era nota da mesi

E per fortuna che non sapeva d’esser indagata, come ha detto al Senato sventagliando il certificato dei carichi pendenti puro come un giglio, ma – bontà sua – candido solo perchè vecchio assai. Solo poche ore dopo l’informativa, che potrebbe adesso rivelarsi un boomerang politico per Daniela Santanchè, la Procura di Milano si è fatta carico di smentire la narrazione, non già per confermare, ma solo per ribadire l’ovvio delle risultanze investigative e che a tutti è noto da mesi, figurarsi all’interessata. Altro che “imboscate” da giornalisti alla vigilia del D-day al Senato, come ha esordito in aula la ministra del Turismo. Costretta poi all’arrampicata sugli specchi a fine giornata con una nota (e non solo quella) che ha fatto cadere le braccia persino ai suoi. Tra le file di Fratelli d’Italia il quesito era il seguente: “Possibile che con tanto tempo a disposizione sia riuscita a combinare questo casino?” Di più: da Palazzo Chigi vengono fatte filtrare ipotesi di rimpasto, visti i dubbi sulla sua linea difensiva, chè “ha combinato un pasticcio e aveva pure sei avvocati“.

La nota di Santanchè ha fatto il resto. Eccola: “Il ministro apprende da comunicati stampa diffusi in data odierna (il 5 luglio, ndr), che farebbero riferimento a informazioni ricevute da fonti interne dalla Procura della Repubblica di Milano, che risulterebbe iscritta nel registro degli indagati”. E giù a sottolineare che “tale informazione sarebbe stata resa disponibile ai mezzi di informazione“, mentre la stessa notizia non è stata ricevuta dall’interessata. Che all’epoca in cui era trapelata la notizia in questione si era limitata a smentire – era il 2 novembre – minacciando querele in un’intervista all’AdnKronos, che le aveva riferito per filo e per segno ogni dettaglio sull’affaire Visibilia entrato nel mirino dei magistrati, compreso il fatto che si trattava “di una iscrizionetop secret” nata dall’inchiesta del pm di Milano Roberto Fontana che ha avanzato un’istanza di “liquidazione giudiziale” sulla società editoriale. Dall’annotazione della polizia giudiziaria trasmessa dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano emerge lo stato di insolvenza, mentre dalle analisi contabili vengono quantificati debiti scaduti, ossia iscritti a ruolo, nei confronti dell’Agenzia delle Entrate per 984.667,14 euro, con data di notifica delle prime cartelle a partire dal 2018″.

Di fronte a quei dettagli lei aveva sottolineato, usando la terza persona: “È falso che io sia indagata. Querelerò tutti coloro che vicino a Visibilia scrivono Santanchè, visto che io ho venduto tutte le quote. E peraltro nel caso di specie non solo non è indagata Santanchè ma non c’è nessun indagato, perché il fascicolo è aperto a modello 45, quindi senza indagati“. L’indomani tutti i giornali (o quasi) avevano notizia in pagina del fatto che fosse indagata e pure per quale reato. Ma la ministra ha continuato a dire di non saperne nulla. Eppure il fatto era già chiaro, come precisato da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, “non in forza di chissà quale scoop carbonaro, ma banalmente perché — tra gli atti della richiesta della Procura al Tribunale fallimentare di staccare la spina e mettere in liquidazione quattro società del gruppo Visibilia dell’imprenditrice, indebitate per lo più con il Fisco — una annotazione del 30 settembre 2022 del Gruppo tutela mercati della Guardia di finanza di Milano già era palese nell’additare la sussistenza del reato di false comunicazioni sociali“.