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Russi in coda per andare in vacanza in Crimea, zona di guerra. “È turismo suicida. Timori per la sicurezza secondari”

La mattina del 1 luglio, all’ingresso del ponte di Crimea si è formata una lunga coda di turisti russi che in auto volevano raggiugere la penisola occupata per trascorrere le vacanze. Con la Russia sempre più isolata dal resto del mondo e l’interruzione dei collegamenti aerei con molti paesi, i russi hanno poche opzioni per una vacanza al mare. Per loro la Crimea è sempre stata una delle destinazioni turistiche più apprezzate, anche se quest’anno il turismo non sta registrando grandi numeri: ci sono quasi 5 volte meno villeggianti rispetto a prima dell’inizio della guerra. Ma nonostante la penisola sia uno dei fronti caldi della guerra, dove quasi ogni giorno si sentono esplosioni e cadono droni e l’ovest e il nord della penisola sono scavati da trincee, un certo numero di turisti è comunque arrivato. I rappresentanti del settore spiegano che le preoccupazioni sulla sicurezza delle vacanze sono passate in secondo piano perché la guerra non ha ancora colpito seriamente la regione. E quest’anno è l’unica destinazione turistica in Russia dove gli alberghi hanno abbassato i prezzi e offrono sconti.

Secondo il politologo russo Stanislav Belkovsky questo flusso di russi verso la Crimea alimenta una sorta di “turismo suicida”, come se i villeggianti non avessero la consapevolezza del pericolo in cui incorrono recandosi nella penisola. A causa delle ostilità, gli aerei non volano in Crimea e il numero di treni è limitato, e così l’auto è diventata il modo più conveniente per raggiungere la costa della penisola. Ma dopo l’esplosione di un camion sul ponte lo scorso ottobre, la sicurezza è stata rafforzata ed è stata introdotta una procedura di ispezione di tutti i veicoli che entrano nel ponte. Da quando il flusso di vacanzieri si è riversato sulla penisola, i posti di blocco non sono più in grado di tenere il passo con i controlli. La coda cresceva e il 3 luglio l’ingorgo di auto in attesa ha raggiunto 13 chilometri.

Martedì il presidente russo Vladimir Putin ha sollevato la questione durante un incontro con membri del governo. Il capo del ministero dei Trasporti ha avvertito che il carico sul ponte di Crimea aumenterà entro il fine settimana e raggiungerà il picco il 16-17 luglio. Ha proposto di utilizzare due grandi navi da sbarco per il trasporto di automobili, ciascuna delle quali può trasportare fino a 40 veicoli (sarebbero pronte per essere fornite dal ministro della difesa Sergei Shoigu). Putin e il governatore di Krasnodar (la regione in cui parte il ponte verso la Crimea) hanno proposto di dirigere il flusso di turisti attraverso le “nuove regioni” della Russia, cioè i territori annessi dell’Ucraina. Secondo il governatore, per i russi “sarà motivo di orgoglio viaggiare attraverso i nuovi territori russi”.

Il problema è che il corridoio che il Cremlino propone di utilizzare passa per Mariupol e Melitopol è uno dei principali obiettivi della controffensiva ucraina. Ad esempio, il 22 giugno, su questa strada, le forze armate ucraine hanno danneggiato il ponte che collega la Crimea e la regione di Kherson con un attacco missilistico. Al 3 luglio il ponte era stato riparato, ma l’esercito ucraino attacca regolarmente obiettivi militari negli insediamenti che si trovano in questo “corridoio di terra”: Akimovka, Melitopol, Berdyansk. Come suggeriscono analisti russi e occidentali, è importante che l’Ucraina tagli o almeno restringa il “ponte di terra” verso la Crimea come parte della sua controffensiva.