Cronaca

Sigilli allo yacht del commendator Rusconi. Dopo 14 anni a bordo l’equipaggio gli fa causa per 180mila euro tra contributi, indennità e tfr

Tempi duri per i paperoni in Costa Smeralda. Il tribunale di Imperia dieci giorni fa ha messo le “ganasce” al Baglietto “Romantica” del commendator Alberto Rusconi, erede dell’impero editoriale fondato da Edilio Rusconi, poi venduto ad Hachette. Rusconi, grand’ufficiale e cavaliere della Repubblica, senza troppi complimenti ha lasciato a terra il personale d’equipaggio che lo serviva da 14 anni, che però ha vinto una causa di lavoro in Francia e ottenuto in Italia un decreto di sequestro dello yacht per “equivalente” pari 180mila euro, quanto cioè dovrebbero ricevere per indennità di mancato preavviso, contributi etc.

Dal 19 giugno scorso, per ordine del Tribunale, il Baglietto da 32 metri è sigillato al porto di Sanremo, dove era ormeggiato. Un decreto esecutivo firmato dal giudice Martina Badano (scarica) che vieta al comandante di accendere i motori e intima alla Capitaneria di porto di “predisporre gli opportuni accorgimenti per evitarlo”. Cosa che verosimilmente non avverrà a breve, a meno che Rusconi metta mano al portafogli per soddisfare i creditori, ottenendo da loro il pronto ritiro dell’ingiunzione. Il giudice ha infatti fissato al 18 settembre, dopo l’estate, l’udienza per discutere il dissequestro eventuale. Insomma, vacanza rovinata.

Da almeno 14 anni la Sea Print Lda, società con sede a Madeira (Portogallo) gestisce l’imbarcazione “ad uso esclusivo del suo beneficiario Rusconi Alberto, cittadino italiano residente in Svizzera”. A quanto pare però faceva lavorare una parte dell’equipaggio assunta con contratto ma a condizioni diverse e più gravose, per poi smettere di pagarlo del tutto e sbarcarlo senza liquidazione né nulla. Si tratta dello skipper Julien Nard, e dello chef torinese Massimo Guidi. E senza badare a spese: Nard, per dire, dall’8 novembre 2007 era impiegato a bordo come “capo meccanico” e guadagnava fino a 5.500 euro netti al mese, il cuoco italiano aveva un contratto da 4.500 netti. Fino al 30 aprile 2021, quando i due smettono di essere pagati e vengono sostituiti da altro personale. La Sea Print però non avrebbe mai depositato un contratto scritto, né una dichiarazione preliminare di assunzione o dichiarazione alla previdenza sociale. Insomma, i due una busta vera paga non l’avrebbero mai vista, benché venissero indicati (e assicurati) nell’elenco dei dipendenti dell’equipaggio.

Una volta scaricati a terra hanno trascinato la società che gestisce il Baglietto davanti al tribunale del lavoro della città francese di Grasse (qui la sentenza), competente perché l’imbarcazione era ormeggia a Vauban di Antibes. Il 6 aprile scorso il tribunale francese ha emesso una sentenza di condanna immediatamente esecutiva con ingiunzione al pagamento (tra congedi retribuiti mai versati, indennità compensativa del preavviso, danni per licenziamento senza giusta causa, contributi etc) di 54mila euro per l’italiano e 117mila in favore del francese. Ed ecco da dove saltano fuori i 180mila euro, oltre agli interessi. Mentre la sentenza veniva impugnata dalla Sea Print LDA alla corte d’appello di Aix-en-Provence, quella immediatamente esecutiva veniva fatta valere in Italia, presso il tribunale ligure che ha emesso il fermo.

Rusconi, contatto dal Fatto, minimizza: “Da quanto mi risulta tutto nasce dal fatto che in Francia c’è una nuova legge che dice che i marinai che si fermano più di sei mesi possono chiedere la liquidazione etc. Loro hanno chiesto un sacco di soldi, noi abbiamo fatto appello ma loro hanno fatto questa azione giudiziale di fermo. Farò una fidejussione per riscattarla e poi vedremo”.

“I contratti prevedevano riposi, permessi e ferie ma diversamente dagli inglesi gli armatori italiani se ne fregano”, spiega lo chef italiano Guidi. “Mi dispiace, perché alla fine a questa barca e al suo proprietario ho dedicato 14 anni della mia vita, assecondando ogni richiesta, come nella pandemia, quando ci chiuse tutti nella villa in Repubblica Domenicana. Ma mi spiace anche per gli altri. Lo skipper lavora ancora nella nautica, ma gli negano il libretto di navigazione che attesta le miglia che fa fatto creandogli problemi. Penso poi al personale di quella villa: al maggiordomo ripetevo spesso “il personale serve giorno e notte, dovrebbe chiedere qualcosa più di 200 dollari al mese”. La risposta del commendatore, a suo dire, era sempre la stessa: “Ma se li faccio dormire anche in villa!”.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Sono destituiti di fondamento i passaggi dove si afferma che una parte dell’equipaggio dello yacht Romantica (segnatamente i signori Julien Nard e Massimiliano Guidi), dopo aver per anni lavorato “a condizioni diverse e più gravose” rispetto a quelle previste da un contratto “mai depositato”, sarebbe stato “scaricato a terra” senza ricevere il dovuto corrispettivo. Vero è, per contro, che a far tempo dal 30 aprile 2021 i signori Nard e Guidi non si sono più presentati al lavoro senza fornire alcuna giustificazione e senza aver mai in precedenza sollevato, nel lungo periodo trascorso a bordo della “Romantica”, alcuna contestazione riguardo le modalità d’impiego (comunque mai eccedenti quelle concordate) e la retribuzione. E’ bene specificare, inoltre, che entrambi i suddetti membri dell’equipaggio erano stati assunti con contratti sottoscritti con l’assistenza di una nota organizzazione sindacale italiana di categoria e hanno regolarmente percepito il previsto compenso sino al 30 aprile 2021. Parimenti regolarmente assunto e adeguatamente retribuito è il personale che presta la propria attività lavorativa presso la residenza del Comm. Rusconi nella Repubblica Dominicana.
Preme precisare, da ultimo, che quella che nell’articolo è stata descritta come una sorta di “sequestro” del personale nella residenza suddetta durante la pandemia, altro non è stato che un’iniziativa adottata nel rispetto delle regole impartite, in quel periodo, dal Governo locale.
Avv. Giovanni Dallera

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, precisando che quanto riportato nell’articolo si desume dalla sentenza emessa in Francia che è alla base del decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Imperia, nonché dalla testimonianza resa dagli ex dipendenti secondo i quali l’interruzione del rapporto di lavoro è stata determinata, in ultimo, dall’interruzione dei pagamenti. La vicenda sarà definita secondo giudizi successivi di cui daremo volentieri conto, sia che si risolvano in favore del personale marittimo sia in favore dell’armatore. Thomas Mackinson