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Dal “giorno della collera” in Iraq al richiamo dell’ambasciatore in Marocco: il mondo islamico contro il rogo del Corano in Svezia

Il Marocco che richiama a Rabat il suo ambasciatore a Stoccolma, gli sciiti in Iraq che invitano a un “giorno della collera” e l’Iran che condanna quanto avvenuto davanti alla moschea di Medborgarplatsen. La Turchia che ritarderà la ratifica della richiesta della Svezia di aderire al Patto atlantico. Sono tante le reazioni del mondo islamico a quanto avvenuto il 28 giugno in Svezia, dove Salwan Momika, cittadino svedese di origine siriana di 37 anni, ha avuto il via libera della polizia per dare alle fiamme una copia del Corano. Una manifestazione alla quale hanno partecipato circa 200 persone e alla quale alcuni fedeli hanno reagito lanciando pietre. Già ieri Fahrettin Altun, il direttore delle comunicazioni del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, aveva condannato il gesto precisando che “chiunque permetta questo atto criminale ne è anche complice” e specificato che quanto accaduto non è altro che un nuovo pesante ostacolo all’ingresso del Paese nordico nell’Alleanza atlantica. “Coloro che cercano di diventare nostri alleati nella Nato non possono tollerare o permettere comportamenti distruttivi da parte di terroristi islamofobi e xenofobi“, ha dichiarato. E oggi è intervento lo stesso presidente.

Turchia – “Mostreremo la nostra reazione nel modo più forte possibile, finché non sarà ottenuta una vittoria decisiva contro le organizzazioni terroristiche e l’islamofobia” ha detto il presidente turco Erdogan in un intervento televisivo. Una condanna arrivata una settimana prima dell’incontro tra i massimi diplomatici turchi e svedesi a Bruxelles, dove si dovrà discutere la candidatura della Svezia alla Nato. La Turchia e l’Ungheria stanno ritardando la ratifica della richiesta, che è stata approvata invece da tutti gli altri membri dell’alleanza: i funzionari occidentali sperano infatti di accogliere ufficialmente la Svezia prima del vertice Nato che si terrà in Lituania l’11 e il 12 luglio. Autorizzando la manifestazione, la polizia di Stoccolma ha ritenuto che i rischi per la sicurezza associati al rogo del Corano “non fossero di natura tale da giustificare, in base alle leggi vigenti, la decisione di respingere la richiesta”. Erdogan ha però dichiarato che le autorità svedesi sono pienamente responsabili dell’incidente, condannando duramente il Paese: “Coloro che commettono questo crimine e coloro che lo permettono con la scusa della libertà di opinione, coloro che tollerano questo atto spregevole, non potranno realizzare le loro ambizioni”, ha dichiarato il presidente turco.

Marocco – Ha condannato il gesto come “offensivo e irresponsabile” e richiamato il suo massimo rappresentante diplomatico in Svezia. “Il governo svedese, ancora una volta, ha autorizzato una manifestazione durante la quale è stato bruciato il sacro Corano davanti a una moschea di Stoccolma“, si rammarica il ministero degli Esteri marocchino. “Questo nuovo atto offensivo e irresponsabile ignora i sentimenti di oltre un miliardo di musulmani, in questo periodo sacro del grande pellegrinaggio alla Mecca e della festa benedetta di Eid Al-Adha. Di fronte a queste provocazioni ripetute, commesse sotto lo sguardo compiaciuto del governo svedese”, l’incaricato d’affari svedese a Rabat è stato convocato mercoledì al ministero degli Esteri marocchino.

Iraq – Il leader sciita Moqtada Sadr ha indetto una “manifestazione della collera” davanti all’ambasciata svedese a Baghdad e su Twitter chiede anche di bruciare le bandiere dell’orgoglio omosessuale. “Se (la libertà di espressione) è garantita e approvata dagli iracheni e nel mondo, allora i credenti, che Dio li benedica con gloria, devono esprimere la loro opinione riguardo al rogo dei libri celesti, specialmente del Sacro Corano, davanti alle moschee o alle ambasciate e durante le festività musulmane, e questo attraverso una manifestazione della collera di massa contro l’ambasciata svedese in Iraq”, è scritto nel testo. Un’altra esortazione del leader sciita che nell’immediato periodo post-Saddam (2003) aveva guidato un movimento di resistenza armata (l’Esercito del Mahdi) contro l’occupazione americana in Iraq, è quello di “bruciare la bandiera della comunità Lgbt” dato che questo è ciò che “fa infuriare di più” l’Occidente. Al-Sadr premette che i manifestanti dovrebbero chiedere fra l’altro di “espellere l’ambasciatore svedese che rappresenta il suo Paese ostile all’Islam e alle santità e che sostiene l’immoralità” e “ritirare la cittadinanza irachena al vile criminale iracheno che ha sfacciatamente e pubblicamente bruciato il Libro di Dio”. Successivamente alcune decine di manifestanti iracheni sono riusciti a entrare nell’ambasciata svedese a Baghdad per protestare. I dimostranti, sostenitori di Moqtada al-Sadr, sono rimasti per circa un quarto d’ora nella rappresentanza diplomatica svedese per poi uscire con calma all’arrivo della polizia. Durante la manifestazione davanti all’ambasciata svedese a Baghdad, sono stati distribuiti volantini con la scritta sia in inglese che arabo: “La nostra Costituzione è il Corano. Il nostro leader Al-Sadr”. I manifestanti hanno anche bruciato delle bandiere arcobaleno. Sul cancello dell’ambasciata hanno scritto con della vernice spray “sì, sì al Corano”.

Egitto Al-Azhar, il più influente centro teologico e universitario dell’islam sunnita “rinnova l’appello al boicottaggio dei prodotti svedesi e invita i governi islamici a prendere posizioni serie e unitarie contro le violazioni” come quella perpetrata dando alle fiamme il Libro sacro dei musulmani. Il centro teologico “invita tutti i popoli islamici e arabi e le persone con una coscienza viva a rinnovare il boicottaggio dei prodotti svedesi a sostegno del Sacro Corano, il Libro Sacro di Dio, e questo dopo le ripetute e inaccettabili violazioni contro il Sacro Corano e le continue provocazioni delle masse di musulmani in tutto il mondo sotto la falsa bandiera della libertà di opinione e di espressione”, viene aggiunto con implicito riferimento a un precedente boicottaggio lanciato nel gennaio scorso dopo che un esponente di estrema destra danese aveva bruciato un Corano davanti all’ambasciata turca a Stoccolma. “Al-Azhar invita inoltre i governi dei Paesi islamici e arabi ad assumere posizioni serie e unitarie nei confronti di queste violazioni che non possono in alcun modo essere accettate”, sostiene fra l’altro l’istituzione musulmana “sottolineando che le autorità svedesi hanno permesso ai terroristi” di “bruciare e strappare il Corano durante la festa dei musulmani; si tratta di un esplicito invito all’ostilità, alla violenza e all’innesco di conflitti, che non è appropriato per nessun Paese civile”.

Afghanistan – I Talebani al potere hanno condannato l’”atto odioso” delle autorità svedesi che dimostra “totale disprezzo” per l’Islam. Le autorità talebane impongono una rigida interpretazione del Corano e della legge islamica, e gli atti considerati blasfemi sono punibili con la morte. Il ministero degli Affari Esteri dell’Afghanistan ha dichiarato di condannare l’atto “nei termini più forti possibili”. “L’autorizzazione di tali atti ripugnanti davanti a una moschea, in uno dei giorni più sacri dell’Islam, dimostra solo il totale disprezzo delle autorità svedesi per questa nobile religione e per i suoi quasi due miliardi di seguaci”, ha dichiarato il dicastero in un comunicato. “Invitiamo tutti gli Stati e le organizzazioni musulmane a prendere tutte le misure appropriate in risposta a questi atti ripugnanti in tutto il mondo”.

Iran – Anche Teheran è intervenuta sul gesto. “Creare una piattaforma per la ripetizione del sacrilegio contro le santità celesti, soprattutto durante i giorni sacri per il mondo islamico è un atto provocatorio e inaccettabile“, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, come riporta Irna. “Insultare le sacre scritture è una manifestazione di violenza e odio ed è contraria ai valori fondamentali dei diritti umani”, ha aggiunto.

Arabia Saudita – Nel sottolineare che simili atti “istigano all’odio”, il ministero degli Affari Esteri di Riad ha espresso “la ferma condanna e la denuncia del Regno dell’Arabia Saudita per l’atto di un estremista che ha bruciato una copia del Sacro Corano nella moschea centrale di Stoccolma, in Svezia, dopo la preghiera benedetta dell’Eid al-Adha”..”Questi ripetuti atti di odio sono inaccettabili nonostante qualsiasi giustificazione, istigano chiaramente all’odio, all’esclusione e al razzismo e contraddicono direttamente gli sforzi internazionali per propagare i valori della tolleranza, della modernità e della lotta contro la radicalizzazione, oltre a ostacolare il necessario rispetto reciproco nelle relazioni tra popoli e Paesi”, si limita ad aggiungere il testo. Il regno, che ospita le due città sante di Mecca e Medina, ha appena accolto più di 1,8 milioni di fedeli per il grande pellegrinaggio annuale: l’hajj si è concluso proprio ieri con l’Eid al-Adha, la festa musulmana del sacrificio celebrata in tutto il mondo islamico.

Anche Putin, durante la sua visita alla moschea Juma di Derbent, in Daghestan, aveva dichiarato che profanare il Corano “nel nostro Paese è un reato ai sensi della Costituzione e dell’articolo 282 del Codice penale della Federazione Russa. È un reato di mancanza di rispetto e di incitamento alla discordia interregionale e interconfessionale”.

I precedenti – Non è la prima volta che la Svezia si confronta con i roghi del Corano. Già lo scorso gennaio un estremista di destra svedese-danese ha bruciato una copia del Corano nei pressi dell’ambasciata turca a Stoccolma, scatenando l’ira del mondo musulmano. Ad aprile dello scorso anno, si erano registrati tre notti di scontri in tutto il Paese durante una serie di manifestazioni e contro cortei seguiti alle azioni anti Islam promosse da un gruppo di estrema destra, che aveva bruciato una copia del testo sacro dell’Islam. A riaccendere la miccia a gennaio era stato un esponente politico della destra svedese, tale Rasmus Paludan, che aveva bruciato il libro. Ad emularlo anche il politico di destra olandese Edwin Wagensveld, con un rogo all’Aia. Nei mesi scorsi la polizia svedese aveva negato richieste simili, motivando il timore di un attacco terroristico. Ma una di queste era stata impugnata davanti al tribunale amministrativo di Stoccolma, fino ad arrivare alla Corte d’appello che aveva riconosciuto l’ammissibilità di questo tipo di manifestazioni, fino all’odierno rogo davanti alla moschea.