Cronaca

La “traversata” nei boschi per i migranti della rotta balcanica: botte agli adulti e sonniferi ai bambini. Tredici arrestati

La “traversata” nei boschi per i migranti della rotta balcanica che volevano raggiungere l’Italia significava botte per gli adulti che non volevano camminare e sonniferi ai bambini perché non piangessero e non destassero attenzione. C’è anche questo particolare che emerga dall’inchiesta della Polizia di Trieste coordinata dalla Dda che ha permesso di smantellare un’organizzazione dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I passeur raggiungevano a piedi attraverso i boschi il confine tra Slovenia e Croazia per recuperare gruppi di migranti e accompagnarli, sempre a piedi, fino a Pomjan, in Slovenia. Gli accompagnatori partivano di pomeriggio da Trieste alla volta di Pomjan. Una volta arrivati, le auto che li avevano accompagnati rientravano in Italia.

I migranti che venivano recuperati al confine tra Slovenia e Croazia venivano fatti convergere in quel punto da un referente che si era occupato della parte precedente del viaggio lungo la cosiddetta rotta balcanica. Durante il cammino nei boschi, talvolta i migranti erano alterati dall’ingente assunzione di bevande energetiche, per cercare di lenire il senso di stanchezza. Una volta giunti a Pomjan con i passeur, i migranti salivano a bordo di alcune auto per raggiungere la periferia di Trieste, mentre i passeur salivano su altri mezzi.

Per organizzare e portare a termine questo tratto di viaggio, la rete di passeur guadagnava 200-250 euro per ogni migrante. Le indagini sono cominciate a inizio 2022 e hanno documentato 32 episodi, i quali hanno coinvolto ciascuno decine di migranti. Tra lunedì e ieri sono state eseguite 13 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettante persone originarie dell’Albania e del Kosovo, per lo più residenti a Trieste. Ad eseguirla è stata la squadra mobile di Trieste con la locale Sisco, con il coordinamento della direzione centrale anticrimine della polizia e con il concorso operativo delle squadre mobili di Bologna, Rimini, Pesaro Urbino e Treviso, dei reparti prevenzione crimine di Padova, Bologna e Reggio Emilia, e delle polizie francese, slovena, kosovara e albanese. In generale, è stato spiegato, sono una trentina le persone finora indagate. Alcune sono state arrestate in Slovenia. Una trentina i capi di imputazione a loro carico, tra cui l’associazione a delinquere.